Tra mobili vecchi, vestiti fuori moda e libri che non legge più nessuno (e forse nessuno ha letto mai), al mercatino dell'usato di via Brennero c'è una vasca di plastica che l'altro giorno mi ha colpito. Sta lì su uno scaffale pieno di dischi e riviste, così in alto che è difficile arrivarci, vicino a un triciclo colorato che contrasta con il cartello minaccioso: vietato ai minori di 18 anni. E poi un ulteriore avvertimento: lasciare in alto il materiale per soli adulti, fuori dalla portata dei bambini. Insomma, roba che scotta.
Ma è stato proprio quel cartello fuori dal tempo (un divieto fisico in un'epoca virtuale in cui non c'è più nulla di proibito) a mettere in moto la curiosità. Dentro la vasca c'era una collezione di fumetti a luci rosse il cui protagonista - un militare di leva dal grande successo con le donne - non mi era del tutto sconosciuto.
A quei due ragazzini - sicuramente minori di anni 18, forse anche di 14 - che quel giorno ridacchiavano lì sotto puntando a quella cesta troppo alta, vorrei raccontare un mondo in cui fumetti come quelli erano in vendita nelle edicole, esibiti nel punto più nascosto del negozio ma sotto l'occhio attento del proprietario. Oppure di quelle prime videoteche dove il materiale per adulti era esposto in una saletta separata, dove si poteva accedere scostando una tenda scura che non arrivava fino a terra, lasciando scoperti i piedi dei maggiorenni in modo che si potesse controllare cosa facevano lì dentro.
Tra noi ragazzini degli anni Ottanta ce n'era uno solo che - favorito dalla statura che lo faceva sembrare più vecchio di quanto era in realtà - aveva il coraggio di oltrepassare quella tenda. Noleggiare i film no, anche perché il noleggiatore - nostro vicino di casa - non l'avrebbe fatta passare. Ma il nostro amico passeggiava su e giù lungo gli scaffali mandando a memoria i titoli e le immagini delle copertine che poi ci raccontava nei dettagli.
Erano anni in cui di certo materiale non c'era grande abbondanza. Un giorno mio cugino - più vecchio di me di cinque anni - si avvicinò con fare misterioso e disse che doveva farmi vedere una cosa: «Ma non qui - aggiunse - andiamo dietro la casa». Poi tirò fuori dalla tasca un paio di fogli spiegazzati dicendo con tono soddisfatto: «Donne nude». Oh! Erano le pagine di un catalogo di vendita per corrispondenza - Vestro o Postalmarket, chi si ricorda più - dove c'era anche un capitolo sull'intimo, con le modelle fotografate con slip e reggiseno color carne.
Quei due ragazzini che l'altro giorno ridacchiavano tra il vecchiume del mercatino dell'usato (chissà cosa cercavano?) si stupiranno nel sapere che all'epoca i padri di famiglia restavano alzati fino a tardi per guardare una trasmissione erotica (ai tempi) dove le modelle ad un certo punto, per qualche secondo, restavano (udite, udite) in topless. Si chiamava "Colpo grosso", tutti la criticavano ma poi di nascosto la guardavano e l'audience faceva concorrenza ai programmi della Rai.
Ora vedere quei fumetti dalla carta ingiallita sullo scaffale più alto del mercatino fa un po' ridere: è un divieto più vecchio ancora dei mobili e dei libri in vendita al mercatino dell'usato, perché basta accendere un computer - ma anche un telefonino dell'ultima generazione - e premere qualche tasto per scoprire cosa c'è dietro la (virtuale) tenda nera, che non tiene fuori più nessuno. E se sullo schermo si presenterà la scritta: ingresso consentito solo ai maggiori di anni 18 e due bottoni "avanti" e "indietro", qualunque minorenne non avrà dubbi su quale tasto premere.
Per chi ha tra i trenta e i quarant'anni segnalo questo blog sui formidabili anni 70
6 commenti:
La mia scoperta delle cose proibite è legata all’ambiente contadino di circa quaranta anni fa, dove le esperienze erano diverse rispetto a quelle della città. Niente giornali e TV, avevamo i campi di granturco sufficientemente fitti, l’erba alta lungo i fossi, i grandi meli con i rami che toccavano quasi il suolo; l’ambiente ci favoriva ed era complice.
Il mese più bello era maggio. La temperatura era gradevole e le ragazze dopo la funzione in chiesa, si fermavano a chiacchierare. Parlavamo di cose misteriose, solo teoria. Se uno di noi, quello più spavaldo, faceva qualche cosa di più, lo interrogavamo per una settimana finché non ci diceva tutto.
Però è un’altra cosa proibita più antica e privata, che mi è rimasta dentro fino ad oggi. Quando da bambino, vedevo il casco di banane appeso nel negozio e chiedevo alla mamma se me ne comperava una, mi diceva sempre che era un frutto troppo pesante. Sono diventato grande, “vecchio” e le ho perdonato da tempo quella bugia che era costretta a dirmi. Anche se ora posso comperarmi tutte le banane del Poli, voglio ( pretendo) solo quelle sul casco. Le ultime le ho mangiate tre anni fa in Perú, ma credo che non fossero buone come quelle che non ho mai avuto.
Chiamatemi tontolone.
Beh...io sono nato nel 1981...non è che sono vecchio come voi vegliardi, ma comunque anche ai "miei tempi" non era tanto facile trovare 'ste robe, ricordo che una volta, quando abitavo ancora nel Bronx di Trento (Canova di Gardolo...) uno dei "grandi" del gruppo mi invitò a vedere un "porno", ma in campagna, che se ci vedono sono cazzi...
Solo che io avevo capito che mi faceva vedere un Forno, e già mi immaginavo un cerebroleso lì a sfornare pane e pizze in mezzo alle campagne, e gli ho chiesto "ma a chi è venuto in mente di costruire un forno in campagna?"
Lì il tipo, che aveva credo 2/3 anni + di me, c'è rimasto un pò male, mi ha detto "scherzavo" e ha lasciato perdere...
Nel senso...
I bambini sonbo comunque ingenui, non è che la vostra generazione è stata l'ultima della storia a provare certe emozioni scoprendo ciò che riguarda la sessualità ecc ecc...
Certo, adesso è + facile trovare scene sadomaso piuttosto che ciò che ci interessa cercare veramente, sul web...
Ma non per questo tutti i bambini che girano su internet certe robe si interessano a vederle.
ehi, che commenti complessi che collezioni, si vede che sei di un'altra categoria.
Se penso a colpo grosso mi spunta ancora una lacrimuccia...
wow! sul blog che hai segnalato ho ritrovato, sotto "le merendine tin tin agers" la mia bici! orco, la bici che dividevo (a suon di botte) con mio fratello. la bici che era come un chopper, roba da duri. una bici che rievocava le motocilcette degli americani sempre on the road, le moto del film easy rider, le due ruote di peter fonda e dennis hopper, il cavallo d'acciao che romba sulle strade degli stati uniti a suon di "born to be wild", la canzone degli steppenwolf... tutto un inno alla libertà: canzone, film, moto, vestiti, droghe... sogni e desideri di un'america che stavamorendo o che stava perdendo la verginità. un film senza redenzione, perché la redenzione è per chi crede di aver sbagliato. no, un film di vita e morte, di eros e thanatos, dove si vive di ideali e si muore senza sapere perché, come bimbi in culla, come le morti bianche.
ora finalmente posso riunire tutti quei puntini di una vita: dalla mia bici a easy rider, passando per le merendine!
Doveva essere il 1981 o dintorni, in un gelido convitto di Padri Canossiani a Feltre.
Collezionavo e custodivo gelosamente nel cassetto le immagini ritagliate dai depliants di tutti i camion(s) ultimo modello. Un audace invece dedico' anima e corpo a scoprire dove, i Padri, nascondessero le chiavi della sala TV.
Fu leggendario scendere nella notte le scricciolanti scale fino al piano TV, con il terrore di essere beccati dal buon Padre Angelico. Provammo l'emozione del cinema muto, Colpo Grosso senza audio (ci avrebbero scoperti) era incredibile, lasciava spazio a tutte le fantasie piu' fervide !!!
Anche l'arrivo del PostalMarket a casa era un evento, in questi anni provo le stesse emozioni, il sabato mattina che nella posta trovo il National Geographic nuovo nuovo... Ansel, sei un grande!
Sono Silvia, la proprietaria del blog citato. Molto in ritardo scopro in rete questo articolo... e ringrazio! E vi aspetto sul mio blog!
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