06 agosto 2007

Cadono vipere dal cielo

Sono le nove del mattino, praticamente l’alba, quando mi chiama al telefono una vecchia fonte per regalarmi lo scoop del secolo. Stai attento, mi dice, perché questa che sto per raccontarti è una bomba, giocatela bene e ricordati di me. In tre minuti mi spiega che nei giorni scorsi in un supermercato di Predazzo una madre che faceva la spesa ha perso di vista il figlio, ma essendo una tipa svelta ha fatto bloccare le uscite del negozio prima che i rapitori potessero portare via il bambino. Il finale già lo sapevo: pochi minuti dopo la donna ha trovato il figlio nel bagno del supermercato, con i capelli tinti, assieme a due nomadi che gli stavano cambiando i vestiti. Proprio come era successo sei mesi fa a Pergine, l’anno scorso a Rovereto e chissà quante altre volte tanto che quando gli ho raccontato del mio scoop mancato il collega P. mi ha risposto: «Ma sei sicuro che sia una bufala? Verificala bene perché è successa la stessa cosa all’amica di una mia amica spagnola e la notizia era finita su tutti i giornali».
I giornali spagnoli non li leggo, ma conosco le leggende metropolitane. Come quella andata in scena l’altro giorno in Sicilia della zingara che avvolge i bambini nella sua grande gonna e li porta via come se nulla fosse. Vittima dei pregiudizi della gente una rumena che chiedeva l’elemosina sulla spiaggia è finita in carcere senza nemmeno sapere perché. L’ha liberata il giudice, dopo una notte in cella, quando l’ha guardata e ha visto che la sottana che indossava non aveva stoffa a sufficienza per imprigionare uno di quei bambini che in spiaggia non stanno fermi un attimo. Né tantomeno zitti. Chissà se i bagnanti che l’accusavano le hanno almeno chiesto scusa.
Leggende. Erano gli anni del motorino, c’era da poco l’obbligo del casco e noi ragazzini per dimostrare che eravamo esperti raccontavamo di quel tale che era caduto con la moto e si era alzato illeso: stava lì in piedi sull’asfalto a togliere la polvere dal giubbotto quando gli venne la malaugurata idea di togliersi il casco. Appena levato l’elmetto il cranio gli si aprì in due, giusto a metà, e cadde sulla strada come un’anguria rotta. La storia la sapevamo a memoria ma ogni volta ci scappava un grido di stupore. Il mio amico L. giurava che era vera perché quel tale era un amico di suo fratello.
Altre leggende. Il cow-boy che faceva la pubblicità alle Marlboro è morto di cancro ai polmoni (il collega G. dice che è vera); nel lago di Cei c’è un luccio grande come un pescecane che nessuno è mai riuscito a prendere e ormai dovrebbe avere su per giù cent’anni; se andate in America Latina e vi vogliono vendere un cagnolino diffidate perché probabilmente è un topo; se invece provano a rifilarvi un tronchetto della felicità occhio ai ragni della morte che sono nascosti tra le foglie; a New York state alla larga dalle fogne perché ci sono i coccodrilli, ma non c’è da stupirsi perché ne hanno visto uno anche nel Garda. E se dopo una serata in discoteca la ragazza che avete rimorchiato vi chiede di portarla al cimitero non contrariatela (e soprattutto evitate di baciarla) perché è il fantasma di una giovane morta un sabato sera di dieci anni prima.
Alle leggende ci ho fatto l’abitudine - non ho più paura di ritrovarmi in un fosso mezzo nudo, con una cicatrice sulla schiena dove una volta c’era un rene - ma sono riuscito ancora a emozionarmi l’altro giorno quando un lettore infuriato ha preso il telefono e ha chiamato il giornale: «Scusi lei è un giornalista d’assalto?». Faccio del mio meglio, gli ho risposto. «Bene, allora scriva che è ora di finirla Nei boschi dietro casa mia è pieno di vipere, tutta colpa di quei maledetti Verdi». Perché? gli ho chiesto incuriosito. «Roba da non credere. Le mettono in un sacco e quando è pieno salgono sull’elicottero e le lanciano sulle montagne dove i rettili si erano estinti». Sarebbe stato lo scoop dell’estate, se solo fosse vero.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

A proposito di vipere... un mio amico un paio di settimane fa correva in moto in autostrada. Imboccata un'uscita, stava decelerando quando dal cruscotto gli si è fiondato addosso un serpentello (lungo 1m!) facendogli mollare tutto per lo spavento. Sembrerebbe una tipica leggenda, però ho visto le foto della moto incidentata e del serpente deceduto...

Anonimo ha detto...

Perché vuoi distruggere la nostra sana cultura popolare? Di che cosa dobbiamo parlare noi vecchietti seduti sui muretti di granito quando il sole scende dietro le cime? Del tempo no, perché ormai in tv vediamo le previsioni meteo di tutto il mondo e quindi i nostri reumatismi e le osservazione delle cipolle, delle lumache o delle piante sono obsolete. Non possiamo più parlare del servizio militare perché hanno levato la leva obbligatoria. Hanno anche anticipato la vendemmia in agosto. Siamo spiazzati, in difficoltà, non serviamo più a niente. Privati delle nostre simpatiche storielle cosa facciamo? Comunque i sacchi di vipere li ho visti anch’io e anche il Giovanni proprio quel giorno che era venuto a trovarmi con due bottiglie di marzemino e una di teroldego.

Anonimo ha detto...

Che idea grandiosa! Lego mia suocera e mia cognata in un sacco e le getto dall'elicottero in un bosco?
Dove si prenota il volo???

Anonimo ha detto...

Stupendo!!
Le ho riconosciute TUTTE le leggende!!
Devo preoccuparmi???!!!
Ciao Ansel...che bello ritrovare i tuoi post!
Buona giornata!
Trentina all'estero

ansel ha detto...

E per fortuna non ho messo quella della collezione di scontrini fiscali che - chissà come - doveva servire per acquistare una carrozzina a un disabile indigente.... !

Anonimo ha detto...

Io invece conosco la leggenda urbana dei giornalisti dell'Adige che la notte non sapendo come passare il tempo telefonavano ad un numero a caso in Australia a spese del giornale.

Oppure dei giovani geometri assunti al Comune di Trento che usavano i costosi rapidograph come freccette con un bersaglio sulla porta, mentre noi poveri studenti dovevamo comprarci il materiale da disegno elemosinando i soldi alla nostra mamma.