12 febbraio 2006

Testimoniare che fatica

L'ultima vittima (venerdì) è stata l'assessore comunale Violetta Plotegher, ma può capitare a tutti, un giorno, di trovare nella cassetta delle lettere una busta verde, con vari timbri e l'aspetto un po' inquietante, che vi ordina di presentarvi in tribunale. Niente paura, non siete sotto accusa, siete semplicemente testimoni di qualcosa, il che, talvolta, può essere anche peggio.
Prendiamo l'assessore Plotegher chiamata a dire tutta la verità senza nascondere nulla di quanto a sua conoscenza (così recita la formula che vi faranno leggere) su quanto accadde il primo febbraio 2005 in via Belenzani, quando i Disobbedienti protestarono con i materassi di fronte al municipio. L'assessore al mattino si è presentata puntuale a palazzo di giustizia per scoprire che il processo (come può capitare) era destinato ad iniziare con forte ritardo. Per lei è stata una giornata lunga e stressante ma in questa sede è meglio tagliar corto: alle cinque della sera, dopo che sono stati sentiti cinque testimoni (cinque poliziotti che hanno passato l'intera giornata in tribunale, come lei), le hanno fatto sapere che poteva tornare a casa, ricordandosi però di presentarsi di nuovo il primo marzo, per la seconda udienza del processo. E attenzione: essere puntuali e soprattutto non mancare senza un buon motivo perché la prima volta ti perdonano, la seconda ti danno la multa, la terza ti vengono a prendere a casa i carabinieri. Con la giustizia non si scherza.
Ecco quindi alcune regole di sopravvivenza da ritagliare e imparare a memoria nel caso in cui vi arrivi quella lettera verdina che vi ordina di presentarvi come testimoni nell'aula di un processo penale.
Uno: portatevi un giornale, perché la giornata può essere molto lunga lì seduti su una panchina di ferro dove l'unico passatempo è quello di leggere una lista di nomi con a fianco tanti numeri (che poi sono i reati).
Due: non cedete alla curiosità e quindi non tentate di entrare nell'aula se stanno celebrando il processo dove siete testimoni; voi non potete, dovete restare ingenui come se non vi avessero mai detto di che si tratta (nemmeno l'avvocato che vi ha citato).
Tre: nelle brevi pause tra un processo e l'altro cercate qualcuno dentro l'aula che vi sembri degno di fiducia e chiedetegli, per favore, quanto manca al vostro turno; dopo tre ore lì fuori senza informazioni a molti saltano i nervi.
Quattro: non fate commenti senza sapere chi è seduto attorno a voi, potrebbe scoppiare una lite con i parenti dell'imputato che sono molto più tesi di voi.
Cinque: se il processo è a Trento e avete bisogno del bagno evitate senza indugio quell'unico gabinetto che vi indicheranno al piano terra vicino all'ingresso, senza specchio e senza la chiave, ma prendete l'ascensore e salite fino all'ultimo piano dove vi aspetta un magnifico bagno mansardato con poster alle pareti (vedere per credere).
Sei: il bar del tribunale offre ottimi panini ma chiude nel primo pomeriggio, se l'ora si fa tarda regolatevi di conseguenza.
Sette: non perdete mai la pazienza, nemmeno quando dopo cinque ore di attesa vi chiederanno solo se confermate quanto avevate scritto nella denuncia per furto (tre anni fa, quando vi avevano rubato l'autoradio) e poi vi diranno che potete andare, grazie mille.
Otto: non prendete appuntamenti per quella giornata, nulla è più importante della vostra testimonianza e se ve ne andate all'improvviso siete nemici della Giustizia.
Nove: non sentitevi vittime del sistema, non pensate di essere su scherzi a parte, non illudetevi di essere protagonisti di una (dis) avventura senza precedenti. C'è gente che sta molto peggio di voi, ad esempio l'imputato oppure quei testimoni che per dire ciò che sanno (senza nascondere nulla di quanto sanno) si sono fatti centinaia di chilometri, hanno perso una giornata di lavoro e riceveranno un rimborso che gli permetterà di pagarsi - forse - il pranzo.
Dieci: quando tutto sarà finito tornate a casa sollevati, contenti di avere fatto il vostro dovere (solo il vostro dovere, nulla di più, non montatevi la testa sentendovi cittadini modello) senza cedere alla tentazione - quando vi capiterà ancora di essere protagonisti di un evento - di voltarvi dall'altra parte e dire: "Io? Io non c'ero, non ho visto nulla, io non so niente, io non c'entro" come sarebbe comprensibile dopo aver provato come ci si sente piccoli e impotenti di fronte all'immensità della macchina che assicura la Giustizia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quanta cruda verità e quanto tempo ho sprecato su quel corridoio ( un centinaio di processi almeno).

Ma peggio ancora è quando, dopo cinque ore, l'imputato e il PM patteggiano, concretizzando un accordo che avevano preso settimane prima, ma tu, teste, non lo sai, non lo devi sapere. E aspetti e poi te ne vai. E non ti puoi nemmeno togliere lo sfizio di testimoniare cavolo.

Certo che potevi evitare di svelare il segreto del bagno, era per pochi affezionati clienti delle panche...