C'è un negozio, in città, dove io non posso più entrare. Anzi due, ma andiamo con ordine. Tutto cominciò quattro anni fa quando mi spedirono a comprare un piatto natalizio da collezione: un Royal Copenhagen, mi pare si chiamasse. Così entrai nel negozio, con un biglietto in mano, come i bambini, e dissi: "Un Royal Copenhagen di Natale, per favore".
"Che anno signore?".
"Duemila, grazie" risposi, perché mi avevano istruito bene.
"Benissimo signore" disse lui, con l'aria di chi pensa "lei si che è un intenditore".
Quel piatto era esposto su una parete, assieme a tutti gli altri, ma il commesso si precipitò sul retro e trenta secondi dopo tornò con una scatola di cartone e dentro un piatto azzurro. Lo tirò fuori con movimenti da cerimonia, controllò attentamente che non avesse sbeccature, me lo girò un paio di volte sotto il naso con le sue mani svolazzanti e poi mi disse: "Bene così, signore?".
"Certo - dissi - me lo incarti".
Allora lui prese un foglio della sua carta più pregiata e preparò un pacchetto a regola d'arte, senza dimenticare di infilare all'interno il biglietto da visita del negozio. Quindi tagliò due metri di nastro e cominciò a farli montare con la forbice, come se fosse panna, finché si fermo soddisfatto a rimirare il suo capolavoro.
Furono cinque minuti di calvario perché - senza sapere bene quale - capivo che c'era una nota stonata in quel negozio. Probabilmente io.
Con una goccia di sudore che cominciava a colarmi sulla schiena seguii l'uomo alla cassa e chiesi: "Quant'è?".
"Due e venti, signore" mi rispose impettito.
Quante storie, pensai, tirando fuori dalla tasca con sollievo due euro e venti (giusti) che depositai sul banco. Erano due monete in tutto.
"Ehm, signore, duecentoventi" disse lui, spostando gli occhi altrove.
Allora, mentre la goccia diventava una cascata, replicai: "Signore, forse è meglio che chieda istruzioni al committente. Mi tenga il pacchetto mentre faccio una telefonata". Così, con il telefono (muto) in mano, mi precipitai fuori dal negozio. Ecco perché da allora quando cammino in via Oss Mazzurana tengo sempre il lato sinistro della strada.
P.S. La cronaca nera incombe... il secondo negozio più avanti...
8 commenti:
caro ansel,
oggi mi devo proprio contrapporre alla tua visione pauperistica del mondo. non la disdegno, semplicemente non è nelle mie corde. per essere pauperisti bisogna anche avere del coraggio. io sono un debole. quindi mi piace il lusso. soprattutto mi piace ogni cosa che dà a me e a chi la vede un segnale evidente della decadenza della nostra società occidentale. ecco un altro motivo per il quale non mi interessa il lusso nipponico, cinese, asiatico in generale.
ma passiamo ai royal copenhagen. ovviamente i piatti natalizi sono pezzi con temi diversi di anno in anno e sono per collezionisti.
non c'è da stupirsi, ordunque, se i prezzi sono elevati. ma non basta. i pezzi sono fatti tutti a mano, dipinti a mano, disegnati da veri e propri artisti. consiglio a tutti un salto veloce nel loro sito: "www.royalcopenhagen.com".
io ho avuto il privilegio di cenare in un ristorante che utilizza solo queste pregiate porcellane, proprio in copenhagen. la delicatezza dei cibi, gli accostamenti più arditi, ma sempre equilibrati, con quel tocco che i maestri hanno. ecco: la buona cucina è questo. le tovaglie e i tovaglioni di lino bianco, le posate di argento e i bicchieri di cristallo (riedel, ovviamente) hanno realizzato la cornice ideale al banchetto. al cibo, ovviamente, è stato accostato un vino che era all'altezza e coerente con i sapori proposti. nel caso specifico uno chablis grand cru.
detto questo, se avessi creduto di spendere 25/30 euro per la cena sarei stato uno stupido.
attaccarci uno zero serve per capire che le dimensioni di errore sono le stesse che hai fatto tu, caro ansel.
con 2,20 euro compri un piatto comodo, pratico, buono per tutti i giorni. magari bianco, senza fronzoli. e la minestra ci sta dentro uguale. ma non è questo il punto, vero? altrimenti, anziché le camper indosseresti un paio di scarpe da 5 euro. e i tuoi occhiali? e la tua vettura? e...? perché non scegliere sempre tutto ciò che costa meno?
semplice: perché siamo abituati a vedere le cose belle (di capolavori l'italia è piena e gli italiani visitano mostre e musei anche quando non ci capiscono niente) e le cose belle costano.
è la funzione che fa l'oggetto, ma il plusvalore dato dall'estetica ne determina il valore. e il valore estetico, quando si usano gli stessi parametri di riferimento, è anche economico.
se qualcuno vi vende un diamante a 5 euro o è un pazzo o è un ladro.
comunque sia, diffidatene.
ATTENTO ALLA CONCORRENZA!
TOKYO - I segreti più gelosi del Giappone hanno cominciato a finire su Internet con il blog di un'aspirante geisha. L'iniziativa viene da Kyoto, la più antica e celebre 'capitale del piacere' di tutto l'Arcipelago ed è di una 'maiko', un'apprendista geisha diciottenne di nome Ichimame. Tradizionalmente quella della geisha è l'unica professione che richieda un tirocinio più lungo di quello di un medico, con materie che vanno dalla musica al teatro, dal trucco alla poesia e ai più vari argomenti di conversazione: se è sempre discreta, infatti, la più raffinata delle compagne femminili non può permettersi nessuna lacuna culturale.
È quasi un anno che, con il permesso della sua 'casa da tè', Ichimame ha cominciato a tenere un 'diario online', che nelle ultime settimane è salito alla ribalta nazionale con oltre 10.000 visite al giorno. La maiko racconta con entusiasmo del suo percorso formativo, delle impressioni e riflessioni provocate da ogni sua nuova esperienza: la speciale scuola di trucco, per esempio, che si chiama oshiroi e che è assai più complicata della cosmesi di tipo occidentale.
da: www.corriere.it
Ahi ahi ahi, si è fatto vivo il committente (che a quanto pare legge il blog) per ricordarmi che quel giorno non mi spedì a chiedere un piatto del 2000 bensì quello del più raro 1971... con un po' di sollievo apprendo che il piatto del nuovo millennio costa appena la metà.... Che dici, Stefanauz: te lo compri???
pensa che a copenhagen volevo farmi (12 belle danesine) un servizio di tazzine... ma costano qualcosa come 50 euro l'una (piattino escluso!
stefanauz in sole tre lighe.. essenziale.. un vero lusso!
quando posso, son ridotto all'osso.
Io sono un fissato dei piatti di Natale di Royal Copenhagen e dopo anni di ricerche la mia collezione comprende tutti gli esemplari prodotti dal 1909 al 2011, ora mi manca solo il primo piatto, quello del natale del 1908, ma il prezzo è molto alto (migliaia di Euro).
Lo so che costano tanto, ma credo ne valga la pena se piacciono davvero, si rivalutano ogni anno e sono sempre più rari alcuni anni.
Quella dei Royal Copenhagen è una storia strana. Io li ho tutti dal 1966 al 1994 ma mi guardo bene dal dire quanto ho speso per poterli sfoggiare, dato che chiunque è poi in grado di vederli in vendita su ebay a prezzi che oscillano dai 3,50 ai 15 euro cadauno...
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