27 dicembre 2006
Nuovo cucciolo per Mathias: auuu!
Promessa mantenuta: in Primiero ora c'è un nuovo lupacchiotto. Se non avete letto la storia di Mathias e del suo cane ucciso a fucilate dai cacciatori potete dare un'occhiata qui, se volete saperne di più sui cani da pastore cecoslovacchi potete consultare questo sito, ma la vera storia da approfondire - a questo punto - è quella di una famiglia che ha lasciato la laguna veneta per trasferirsi in un maso a 1.000 metri di quota, vicino a San Martino di Castrozza, e mettere su un maneggio dove l'aria è più pulita e il tempo scorre più lento. E' la storia dei Marinoni. Eccoli tutti assieme in questa foto scattata da Valentina Degiampietro: Laura e Massimo con il figlio Mathias. A guardarli sembrano tre indiani e raccontano che vicino al loro maso (da ieri maso dei lupi) i caprioli li guardano con fiducia dai prati, senza scappare. Chissà se avevano calcolato che lassù fra le Dolomiti - a rompere la quiete - sarebbe arrivato in un pomeriggio di novembre un viso pallido armato di fucile.
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8 commenti:
Considerando che il Marinoni capo Apache assomiglia non poco a Bettarini, direi che la pace tra i monti verrà quanto prima disturbata da uno stuolo di donzelle che, dopo aver visto la foto del blog, vorranno fare tante coccole al piccolo cucciolo......
Rimango in superficie. Bella, molto bella la foto.
Spero che i frequentatori di questo blog si astengano da lanciarsi secchi di letame, come stanno facendo quelli del blog di Licia Colò (per il medesimo argomento).
non è il primo caso di persone che cercano una seconda vita. il "puerto escondido", la ricerca di un luogo ideale per la grande fuga è dentro di noi sempre. lo sanno bene i romanzieri. ma lo sa molto bene anche hollywood, che ci racconta storie mirabili ("the beach", per citarne uno) e fa volteggiare la nostra fantasia.
dove andresti tu se potessi fuggire e ricominciare una nuova vita? ecco, c'è chi vuole andare in centro america, chi nei luoghi in cui gli uomini sono solo un ricordo. ora poco conta se nel lungo elenco dei luoghi possibili c'è anche il primiero. l'importante è scovare un posto per far tornare indietro le lancette dell'orologio e gli anni del calendario.
vite da primitivi. ritorni alle radici. con un gesto di coraggio queste persone spesso rinunciano a tutto (o quasi). rinunciano all'appartamento nel quartierino, al riscaldamento monitorato dal sindaco, all'acqua corrente che paghi come champagne, all'elettricità che ti dà la scossa solo quando arriva la bolletta, alla macchina in leasing che lasci nel parcheggio perché non è euro 4, ai vestiti firmati che sono subito fuori moda. c'è chi dice basta. c'è chi non ce la fa più e molla tutto. e si ritira lì, sopra un monte, lungo una spiaggia deserta, in una campagna desolata. riscopre le mani come attrezzo primario per "fare". chi ha "fatto" qualcosa con le proprie mani di recente che non sia il classico bricolage da rivista? sono da ammirare? sono da compatire? chi lo sa. sicuramente a queste persone va riconosciuto il coraggio di una scelta, anche estrema. coraggio che manca alla maggior parte di noi.
Giramondo: Bettarini... pfui!
Gallo: ti muovi nella rete come un ragno. Ho segnalato ai bloggatori armati di letame (e ovviamente a Licia Colò) il finale della storia. Grazie.
Stefanauz: come hai potuto dimenticare Mediterraneo, il film premio Oscar dedicato proprio (vedi i titoli iniziali) a chi è in fuga? Con un po' di fantasia e di determinazione anche il Primiero (soprattutto in un maso) può rappresentare un altro mondo. Quello che manca - come dici tu - è quasi sempre il coraggio. Come si spiega altrimenti il lamento periodico di tanta gente che da dieci anni vuole andare in Costa Rica (dove la vita costa meno, spiegano, e possono vivere da nababbi mettendo in affitto l'appartamento a Trento) e lo dice - appunto - da dieci anni? Il tema meriterebbe un post... dai che lo facciamo!
P.S. attenzione però che la famiglia indiana - con cui ho parlato brevemente al telefono - non mi pare in fuga... più che altro alla ricerca.
ma c'è differenza tra fuga e ricerca? non si scappa per trovare anche qualcosa di nuovo?
comunque, sono pienamente d'accordo su:
1. quelli che dicono da 10 anni che vorrebbero andare in costa rica e non lo fanno sono dei codardi (un po' coglioni, anche... almeno stai zitto)
2. che la fuga meriterebbe un post
post al tuo post:
mediterraneo non è un film sulla fuga (o sulla ricerca).
ti confondi - ovviamente - con puerto escondido, che ho tirato in ballo all'inizio del post (ormai è un modo di dire comune: trovare il proprio puerto escondido, che è tra l'altro una località in messico oltre che il romanzo di cacucci da cui è tratto il film).
per tutti questi motivi non l'ho citato espressamente.
Stefanauz, a noi due: in quel gigantesco dizionario del cinema che fino a qualche anno fa ti portavi appresso (gli altri lettori e commentatori del blog non conoscono il motivo, mi scuseranno, ma io e te sì) probabilmente non sono citati i titoli di testa di Mediterraneo dove, cito testualmente, si legge: "In tempi come questi la fuga è l'unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare (Henry Laborit)".
Lascio a te dire chi sia Henry Laborit, ma se questa non è una dedica alla fuga.... ! Inoltre mi pare che una dedica ancora più esplicita alla fuga (del tipo "dedicato a tutti quelli che fuggono...") compaia nei titoli di coda di Mediterraneo. Purtroppo non ho avuto il tempo di verificare.... su questo mi gioco una palla, due no, ma una sì (come avrai capito sto citando Nanni Moretti in Caro Diario, episodio della malattia, puoi verificare sul librone).
Non reggo Lars Von Trier, ma Salvatores sì e c'è anche un motivo personale. Correva l'anno 1988 - agosto - quando in un hotel delle Dolomiti arrivarono due grossi fuoristrada giapponesi (adesso diremmo "due suv" ma all'epoca i suv ancora non esistevano) carichi di un'allegra combriccola di uomini, donne e (se non ricordo male) qualche bambino. Ebbene quell'allegra compagnia altro non era che il gruppone familiare di Gabriele Salvatores e Diego Abatantuono che l'anno successivo sarebbero arrivati nei cinema con Marrakech Express. Io in quell'albergo ebbi l'occasione di conoscerli, sebbene solo di striscio. Dirai (tu e il lettori del blog che hanno resistito fino a qui): il solito culo di voi giornalisti privilegiati. Risposta sbagliata: in quell'albergo io ero il lavapiatti!
ok, ansel. raccolgo il guanto di sfida e ammetto: non ricordavo i titoli di testa né ricordo quelli di coda del film mediterraneo. a volte, questi sono un po' come le dediche che gli autori fanno nei loro libri: "a mia moglie, che sopporta il mio viaggio in un mondo lontano", oppure: "per tutti coloro che hanno qualcosa da lasciare e qualcosa da trovare". ecco, soltanto per dire che, a mio modesto modo di vedere (lascio da parte il buon mereghetti), conta la trama del film. comunque, in effetti, anche tu hai le tue ragioni, visto che mediterraneo appartiene alla cosiddetta "trilogia della fuga", in realtà dedicata più alla poetica della delusione e del disincanto.
riguardo a laborit: non ne so nulla. ma ho notato che tutto l'impianto della tua risposta è fondato sulla voce di wikipedia se cerchi "mediterraneo (film)". quindi, saprai che anche loro non hanno una risposta. allora, per scrupolo di approfondimento, sono andato su google, e ho scoperto che questo libero pensatore, medico, biologo ecc. è anche l'autore di "mon oncle d'amerique", un film abbastanza pesante, che però negli anni 80 dovevi vedere (io l'ho visto).
in relazione al gruppo salvatores-abatantuono: non mi sono mai piaciuti quelli che girano con i suv giapponesi e poi vanno a farneticare al leoncavallo (salvatores); non ho simpatia per quello che passa come uno dei più noti cocainomani del mondo del cinema (abatantuono).
tutte queste considerazioni sono strettamente personali, non implicano un'approvazione del titolare del blog, sono basate non su prove ma su "sentito dire" e quindi diffamatorie.
mii.. che scontro fra titani..
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