05 maggio 2008

Il guardone dei redditi

guardone di redditi
Il sogno di ogni italiano medio si è avverato per me nel cuore della notte, di fronte allo schermo del computer con l’elenco sterminato dei redditi dei trentini. Impossibile dormire, finalmente potevo sapere. Solo non riuscivo a decidere da dove cominciare a sfogare l’istinto guardone con cui tutti, più o meno, dobbiamo fare i conti.
I ricchi li conosciamo già: vediamo le loro case, le loro auto, sappiamo che lavoro fanno, dove vanno in vacanza e in quale scuola mandano a studiare i figli. No, nell’infinita lista le vere curiosità stanno nel mezzo dov’è possibile ingaggiare duelli virtuali (o se preferite guerre tra poveri) a chi possiede più denaro, promuovendo la moneta unità di misura del valore umano.
Seduto in poltrona con il pc portatile sulle ginocchia, in mutande (giusto per rendere l’idea) ho cercato prima me stesso, per stabilire un’arbitraria linea di confine, quindi mi sono lanciato alla ricerca di vicini, conoscenti e infine dei colleghi in una continua sfida che creerà vari problemi ai direttori di quelle aziende (tutte) dove le buste paga arrivano chiuse e cambrettate.
La sfida dei redditi è un gioco stressante: soli di fronte al computer si gode, si soffre e ci si indigna a fasi alterne, rivaleggiando con chi ci sta vicino perché i ricchi veri per noi gente normale sono così distanti che nemmeno con la spinta dell’invidia si possono raggiungere. Il ministro e l’agenzia delle entrate non si illudano: è solo una curiosità morbosa che non farà aumentare le denunce di evasori al numero verde della guardia di finanza.
Dopo mezz’ora di studio attento e scrupoloso (interrotto dalla telefonata di un collega che, come me, tirava tardi ad analizzare buste paga) mi è capitato di stufarmi. In quell’elenco di nomi e numeri non sapevo più chi cercare. Così sono partito dall’inizio, dai miei compagni di scuola, per vedere cos’eravamo diventati, usando il colore del denaro per tracciare il ritratto della mia generazione. Cercando disperatamente di ricordarmi i loro nomi ho ritrovato i secchioni della prima fila che con lo studio matto e disperatissimo si sono conquistati un posto in cattedra al liceo: 23 mila euro lordi l’anno. Ho ritrovato (frugando tra i redditi di un’altra città, su internet c’è di tutto) quella ragazza brava che insegna all’università (50 mila euro destinati a crescere perché negli atenei si parte lenti), un medico vero che si è fermato a 60 mila euro (perché in rianimazione si salvano le vite ma non si effettuano visite a pagamento) e un medico finto (nel senso che non visita nessuno, ma firma certificati per le aziende) che supera di slancio i 100 mila.
Ho rivisto quelle due ragazze che presumo siano sposate, perché con 5 mila euro non si campa se non c’è qualcuno che paga i conti. E quel compagno bocciato alla maturità, su cui nessuno avrebbe scommesso un soldo, che aveva un reddito di tutto rispetto elencato sotto quello (quadruplo) del padre.
Quello che dicono gli scienziati per la mia classe è vero: i belli (modestamente) guadagnano di più. Ma anche i brutti hanno speranze, come l’avvocato G. (73 mila euro) o quel ragazzo che organizzava gite, feste in discoteca e partite di pallone e ha avuto discreto successo come venditore (60 mila euro).
Ad un certo punto ho scovato A. inchiodato a 9 mila euro di lavoro dipendente, insomma uno sfigato se non sapessi che lavora sei mesi e il resto dell’anno gira il mondo (quella parte del mondo dove la vita costa poco) con una tizia che la pensa come lui. Quando torna riempie la casa di libri e invita gli amici a cena per raccontare storie da cui non caverà mai nulla ma che valgono più di 9 mila euro.
C’era infine al liceo uno che non c’era mai, nel senso che non veniva a scuola. Soprattutto in primavera. Durante i temi in classe copiava e l’ha sempre fatta franca. Nell’enorme lista l’ho beccato alla lettera C., ma è come se non ci fosse, proprio come una volta: reddito zero. A scuola aveva imparato che fare il furbo paga e ha continuato a farlo.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Primo nei commenti, roba che su certi siti vale come un oro olimpico...
Dopo lo studio delle agenzie delle entrate al quale momentaneamente NON riesco ad accedere consiglio la lettura della bibbia della scuola di Francoforte "ESSERE O AVERE", i più arditi possono spingersi fino a "La capanna indiana" studi sulla natura di un naturalista francese del settecento che si cimentava nella ricerca della felicità.
Mentre le sqadre di picchiatori neonazifascisti alzano le mani gli hacker senza etica sotengono di poter far saltare tutto.
La notte è meravigliosamente quieta, ma tra poco è lunedi mattina chi lavora lavora e chi dorme sogna...... a ognuno il suo reddito a ognuno il suo destino.

Anonimo ha detto...

Certo che esibirti con i boxer e con le scarpe...
:-)
Maria

Anonimo ha detto...

Quando è scoppiato il caso mi sono detta: A chi vuoi che importi quanto guadagnano gli altri...?
Alle donne separate che litigano per gli alimenti! Come ho scoperto poche ore dopo, quando una zia mi ha telefonato in piena crisi isterica :)

Ansel, dopo aver valutato insufficiente il proprio reddito rispetto a quello del compagno di banco delle elementari, decide di arrotondare dandosi al meretricio via web e questa foto è solo il primo assaggio ;)

Baci nullatenenti

Anonimo ha detto...

A questo punto mi chiedo: se avevi i dati, perchè non li hai pubblicati sul Trentino, ma come giornale avete preferito che solo l'adige desse spazio ai redditi dei trentini?

Javert ha detto...

.. e poi si dice ce la scuola non insegna.......

p.s., che gambe bianche......

ansel ha detto...

per anonimo: come ho potuto lasciare il tuo commento senza risposta????

Mettiamola così, non essendo io né un editore né un direttore dei giornali (insomma poiché non sono io che decido) posso dirti questo: i dati sui redditi li abbiamo sempre pubblicati in passato (anche quando l'Adige non li pubblicava) con lunghe paginate di cui mi occupavo personalmente (facendomi venire l'esaurimento nervoso per mettere in ordine decine di migliaia di dati). Cos'è successo questa volta? Molto semplice: mentre negli anni scorsi i redditi erano disponibili di tanto in tanto attraverso un compact disc accessibile al pubblico presso l'agenzia delle entrate o presso i comuni, questa volta si è verificato un discreto pasticcio. I dati sono stati accessibili su internet per poche ore e poi basta. Il risultato è che noi non eravamo in possesso dei dati di tutti i Comuni, ma solo dei maggiori. In questa situazione (pubblico il ricco tizio che abita a Rovereto ma non il ricchissimo caio che abita a Lavis?), complicata anche dall'invito del garante che ha chiesto ai mass media di non diffondere i dati, abbiamo deciso di tirarci fuori... tutto qui.

P.S. libero di criticare il mio giornale, ma almeno dovresti firmarti... altrimenti sono impossibilitato a sapere quanto guadagni! ;-)