06 dicembre 2012

Chiedi chi era Dave Brubeck


C'era questa musica magnetica, ma forse dovrei dire ipnotica, che suonavano alla radio poco dopo mezzogiorno per annunciare un notiziario di cui mi interessava poco. La musica invece sì. Inutile chiedere che "canzone" fosse in un casa dove due genitori stonati non avevano nemmeno un radioregistratore (qualcuno ce l'aveva già negli anni Settanta?) perché la risposta era sempre la stessa, un po' distratta: che canzone vuoi che sia, è la sigla... In un'epoca in cui non c'erano internet e gli mp3 (e in biblioteca dovevano ancora aprire la sala dischi) bisognò tenersi la curiosità e attendere gli anni della scuola di musica per capire che quella (altro che sigla) era Take Five. E quindi chiedere (finalmente!) all'insegnante di pianoforte quale fosse il segreto di quelle note misteriose: "Semplice - rispose - è in cinque quarti". Ecco svelato il magnetismo ipnotico di una musica da contare in questo modo: un-due-tre! un-due! un-due-tre! un-due! Poi venne il momento di suonarla: giorni e giorni di prove per separare la mano sinistra (un-due-tre! un-due!) dalla mano destra e percorrere così la strada anarchica che - in un mondo di canzonette - conduce al cinque quarti.
Nel giorno in cui Dave Brubeck è morto (ieri) bisognerà pur ricordare che la composizione che rese famoso il suo quartetto la scrisse il sassofonista Paul Desmond (che lasciò i diritti della composizione alla Croce Rossa). Comunque sia, grazie a entrambi (un-due-tre! un-due!).

18 novembre 2012

Da lassù si vede il mare (e viceversa)


Lo sento dire da una vita: da lassù si vede il mare. Io però il mare non l'ho visto mai. Troppe condizioni: deve esserci bel tempo, l'aria tersa, niente smog, bisogna andare sulla cima giusta, meglio nelle giornate limpide d'inverno, quando è più difficile salire in cima alle montagne. Insomma, mai visto il mare dalle Dolomiti. Immaginato invece sì, tante volte: dove? laggiù! il mare... o era il cielo?
Poi arriva uno come Nicolò Miana che dall'Adriatico, sfruttando la proprietà riflessiva della visibilità (se io ti vedo apri bene gli occhi e mi vedrai anche tu) prende un teleobiettivo potente abbastanza da schiacciare i campanili di Venezia sulle pareti dolomitiche e annulla le distanze tra montanari e lagunari: ecco a voi le Dolomiti viste dal mare.
E dire che le avevo viste anch'io, le montagne, pedalando l'estate tra i canali. Ma non avevo avuto il coraggio di dirlo forte (le Dolomiti!) per paura di fare brutta figura. E invece eccole qua: due patrimoni Unesco (Venezia e i Monti Pallidi) che si mettono in posa assieme. Che bellezza.

24 ottobre 2012

La roba


Come liberarsi della roba, ma senza staccare il cordone ombelicale dalle cose di cui crediamo di non poter fare a meno. Come continuare ad avere la roba, senza averla più tra i piedi. Come scoprire che si può vivere (bene) anche con quattro paia di pantaloni nell'armadio. Come trovare la felicità grazie a un incendio che brucia tutta la roba(ccia) alleggerendoci la vita e ricordare quanto erano saggi i nostri vecchi che a Capodanno, oppure alla Befana, dipende dalle zone, buttavano la roba giù dalla finestra o ne facevano un falò. 
Francesco Piccolo sulla sua esperienza con EasyBox, queste scatole che rendono liberi, ha scritto un grande pezzo. Per quanto mi riguarda avevo già chiesto aiuto a Babbo Natale.

17 ottobre 2012

Foliage! Va in scena l'autunno


Signore e signori, via la clorofilla (verde) avanti i carotenoidi (arancioni): lo spettacolo comincia. Se l'autunno e i suoi colori vi appassionano ecco le istruzioni per l'uso di uno che se ne intende.

10 ottobre 2012

Cento modi di andare in bici


Ehi ciclisti, a Milano c'è il bike festival (cinematografico). Per chi non ci può andare ecco qui sopra una compilation con cento modi per andare in bici. Ma il mio video preferito resta questo sui ciclisti urbani.

04 ottobre 2012

Ti rigo la macchina

Ti taglio le gomme, ti rigo la macchina, ti brucio la casa. Ecco la minaccia (che generalmente rimane tale) del debole che vuole prendersi la rivincita contro il forte e cerca di arrangiarsi per produrre il massimo danno con i pochi mezzi che ha a disposizione: taglierino, chiavi, fiammiferi. Chi lo dice già si sente meglio e passa oltre. L'ho detto anch'io, l'altro giorno, a un collega che mi faceva girare le scatole: ti rigo la macchina! E siamo scoppiati a ridere, perché si può sdrammatizzare anche facendo gli imbecilli.
Ma quando è il forte (il presidente di un istituto residenziale lombardo) a tagliare le gomme (sul serio!) a un debole (un disabile colpevole di aver chiamato i vigili perché la Jaguar del presidente era parcheggiata nel posteggio riservato ai portatori di handicap) le cose cambiano. Aggiungiamo che il presidente in questione si è fatto pure riprendere dalle telecamere del SUO istituto durante il danneggiamento e il quadro è completo. Questi sono i presidenti (Pdl) che non ci meritiamo. Il colpevole  è qui.
P.S. Fategli imparare le leggi sulla stupidità umana.

03 ottobre 2012

Se il Trentino importa legna dalla Croazia


Troppo impegnati a cercare menu a chilometri zero, ci ritroviamo a bruciare nelle stufe trentine legna in arrivo dalla Croazia (700 chilometri più giù). Dicono in val di Fassa (dove il Comune di Campitello ha deliberato l'acquisto di 78 bancali di faggio proveniente da Lipovljani, sud-est di Zagabria) che in ogni casa della valle c'è una stufa a legna, che la richiesta è molto alta e che l'acquisto all'estero è la soluzione migliore. I bancali di legna straniera finiranno (gratis) nelle case degli anziani residenti che non hanno la possibilità di andare nel bosco a tagliare la legna. Ma se nel rispetto di una tradizione centenaria nelle valli alpine ci si riscalda (ancora) a legna è perché la legna è sempre stata dietro casa (non a 700 chilometri di distanza). Una storia che ho raccontato sul Trentino.
Parlo di cose che conosco: sostenitori delle energie rinnovabili (e del calduccio senza confronti di un focolare) oltre ai pannelli solari a casa abbiamo quattro stufe (due in montagna e due in città). Negli anni ci siamo bruciati le travi dei tetti di due case ristrutturate e gli alberi di un prato di mia nonna (che rischiavano di cadere sulla strada). Quest'anno per far fronte all'inverno in arrivo ho chiesto a un rivenditore (contattato su internet) da dove arriva il suo faggio. Mi ha risposto: dipende. Legna a chilometri zero? La questione è più complicata di quanto appaia a prima vista. E già immagino la reazione del partito anti-stufe (quelli preoccupati per il fumo polveroso che si alza dai camini dei nostri paesi nelle giornate più fredde) alla notizia che oltre alle emissioni vanno pure messi in conto i camion per il trasporto della legna nelle nostre valli.

30 settembre 2012

Siamo tutti (un po') architetti



Noi. Noi che mettiamo mano al portafogli per pagare l'idraulico, l'elettricista, il geometra e naturalmente l'ingegnere. L'architetto invece no. Perché l'architetto, modestamente, siamo noi. Noi, sempre un po' scettici su chi si sente in diritto di disegnare casa nostra. Noi che siamo accorsi in massa a vedere il nuovo quartiere progettato dal "collega" Renzo Piano ai margini del centro storico di Trento, dove prima c'era una fabbrica che produceva componenti per gli pneumatici Michelin (e mentre scrivo questa frase mi rendo conto che sembrano passati cent'anni e invece la produzione si è trasferita appena quindici anni fa). Noi, che non potendoci permettere un super attico da un milione e centomila euro ci siamo voluti togliere la soddisfazione - la volpe e l'uva - di fare le pulci al progettista.
Dice la signora che i bagni non hanno le finestre. Dice il pensionato che il legno utilizzato per le finiture ha già bisogno di manutenzione. Dice la mamma che questo non sarà mai un quartiere per bambini. Dice il papà che gli fanno paura le spese (e le assemblee) condominiali. Dice il giovanotto che se avesse un milione di euro andrebbe a spenderlo in un posto del mondo dove le case costano meno. C'era pure il vecchietto che di fronte alla telecamera ha dichiarato che non c'era bisogno di chiamare un milanese (Piano è di Genova...) per disegnare queste case che qualsiasi geometra trentino avrebbe potuto progettare. Quanto a me, avendo da poco passato un anno intero a giocare all'architetto, sto bene dove sto.
Però bisognerà pur dire che noi architetti della domenica abbiamo la memoria corta e cercando la pagliuzza nel nuovo quartiere delle Albere dimentichiamo (o fingiamo di dimenticare) gli orrori che gli agenti immobiliari propongono con disinvoltura in altre aree della città. Edifici di cinque piani (e non tre) dove oltre al bagno è semi-cieca pure la cucina (dove comunque si mangia in piedi), la terrazza è un balconcino, il parco non esiste e quando esci dal portone devi stare attento alle auto che ti passano sui piedi. Appartamenti con le porte di cartone (una l'ho potuta esaminare personalmente dopo averla sfondata) e i battiscopa di plastica.
Che vi piacciano oppure no (che ve li possiate permettere oppure no) il "collega" Renzo Piano per i suoi appartamenti ha scelto esattamente i materiali che avreste scelto voi (magari tremando in attesa di conoscere il conto totale) e guardare scorrere il fiume Adige da lassù (parlo della terrazza dell'attico in prima fila in posizione centrale) fa venire la pelle d'oca.