Per fregare la gente bisogna esserci tagliati, altrimenti si finisce come il mio amico G. che è riuscito a sbolognare la sua vecchia carretta a una coppia di vecchietti ma non riesce a darsi pace. In realtà quell'utilitaria maledetta che si fermava non appena cominciava a piovere (senza che nessun meccanico riuscisse a trovare il guasto) lui credeva d'averla venduta alla concessionaria in cambio di uno sconto sull'auto nuova. Di questa sua prodezza, cioè il silenzio su quel difetto misterioso, l'unica furbata della sua vita onesta, l'amico G. si vantò, sebbene un po' agitato: "Gliel'ho messa in quel posto". Peccato che pochi settimane dopo, uscendo dalla messa (e questo dice molto) rivide il suo bidone parcheggiato fuori dalla chiesa con due nonnini arzilli che ci facevano salire sopra i nipotini. Ah, che stretta al cuore guardare in cielo le nuvole minacciose e tremare al pensiero che la pioggia imminente avrebbe potuto fermare la famigliola in tangenziale, dove non c'è nemmeno la corsia d'emergenza.
Perché lui, G., è una persona di buoni sentimenti e a fregare il prossimo ci resta peggio del fregato. Lui non è come quelli che vendono le auto come nuove dopo aver tirato giù i chilometri e dormono tranquilli. Non è come quelli che ti rifanno la fiancata nel parcheggio (duemila euro di danni come niente) e poi fuggono veloci senza lasciare il bigliettino con il numero di telefono. Oppure quelli che ti vendono la casa giurando che è tutto a posto e il giorno dopo ti chiama l'amministratore perché c'è da rifare il tetto.
Il mio amico G. non è nemmeno un operatore turistico che spedisce la gente nel favoloso villaggio nei Caraibi a scoprire che attorno al bungalow c'è un cantiere in piena attività. O come quei furfanti che ti invitano con moglie e figli in un salone d'albergo per ritirare il computer nuovo di zecca che voi - proprio voi, che fortuna - avete vinto e lì dentro, con la musica a tutto volume, vi informano che la vincita prevede l'acquisto di un corso di lingue multimediale al modico prezzo di tremila euro: a quel punto l'istinto sarebbe quello di uscire senza nemmeno salutare, ma la trappola è perfetta, vostro figlio inizia a piangere perché le famiglie che vi circondano sono felici e voi siete cattivi, se siete deboli cedete e firmate purché il supplizio sia finito.
Di tipi del genere, purtroppo, ce ne sono in abbondanza e alle persone oneste fanno orrore: quelli che rifilano un giaccone di vero cuoio alle vecchiette (un grande affare) e quando piove si scopre che la pelle era cartone; quelli che ti fanno chiamare un numero di telefono dove c'è la musichetta e quando arriva la bolletta scopri che l'inutile attesa ti è costata due euro al minuto; quelli che ti urtano tra i banchi del mercato scusandosi calorosamente e poi ti accorgi che non hai più il portafoglio; quelli che ti propongono i biglietti per uno spettacolo di beneficenza e poi scopri che tolto il compenso degli attori e pagate le spese del teatro per i bambini affamati dell'Africa dei tuoi venti euro non resta più nulla; quelli che vengono a casa a riparare la lavatrice, dicono che non si può far niente, ti chiedono cento euro per il disturbo e se ne vanno senza lasciare la fattura; quelli che al ristorante presentano un conto diverso se il cliente parla tedesco e guida una Bmw.
Con il mio amico G. ne abbiamo parlato a lungo, perché il pensiero di essere "uno di quelli", assieme all'immagine di nonni e nipoti fermi sull'auto in panne, gli toglie il sonno. Così una domenica di queste si avvicinerà alla sua vecchia utilitaria e fingendo indifferenza avvicinerà i nuovi proprietari nella speranza di togliersi il senso di colpa: "Bella questa macchinetta, così per curiosità, funziona bene? Perché vorrei comprarne una anch'io". Non tutti sono capaci di metterla in quel posto.
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