Conosco un investigatore che per deformazione professionale immagina sempre che farebbe se fosse coinvolto - come assassino - in un caso di omicidio. Il caso Cogne era il suo preferito, ma con i gialli estivi che si sono ripetuti in questi giorni - ragazze morte, coppie torturate e infine uccise, corpi trovati nel bosco dentro un sacco - ha avuto un bel da fare a ricostruire scene del delitto, alibi e moventi. E io mi sono prestato volentieri a fare la sua spalla, così, se mai mi capiterà di essere nei guai, saprò come venirne fuori. Per dire la verità lavora in un ufficio e le indagini le conosce - quindi - dai giornali, ma ha molto tempo per ragionare sulle tecniche investigative tanto che ha elaborato un manuale che qui riporto ad uso di chi ha (o prima o poi avrà) la coscienza sporca. E per chi obietta che in questo modo si aiutano i colpevoli a farla franca dico quello che mi dice sempre lui, l'inquirente: «Tra noi e loro è una sfida, dobbiamo prenderli ma non possiamo negargli il diritto sacrosanto di fuggire».
E allora ecco i punti deboli su cui cadono gli assassini. Al primo posto c'è il telefono cellulare che può essere utile a molti scopi. Da quell'apparecchio si capisce con chi avete parlato (quando e per quanto tempo), a chi avete spedito i vostri messaggi, dove siete stati e dove siete in questo momento (sempre che il telefono sia acceso) con un'approssimazione di poche centinaia di metri: se siete dispersi e sperate che qualcuno vi ritrovi un telefono acceso in tasca può tornare molto comodo, ma se siete in fuga liberatevi subito dell'apparecchio senza illudervi che basti cambiare scheda.
Vengono poi le telecamere. Le rapine in banca in questo caso non c'entrano: guardatevi le spalle mentre lasciate la scena del delitto e passate sotto il raggio d'azione della piccola telecamera di un negozio, oppure mentre imboccate l'autostrada sicuri che nessuno vi osservi: una volta - proprio qui in Trentino - hanno arrestato un giovane che aveva appena ucciso la fidanzata a Brescia e l'aveva trasportata nella piana Rotaliana. Gli hanno chiesto: «Dov'eri?». «A casa» ha detto lui, ma è diventato pallido quando gli hanno mostrato il video di una telecamera in autostrada che riprendeva la sua Volvo in viaggio verso nord.
Facciamo finta che su di voi abbiano forti sospetti, tanto che vi hanno già arrestati e portati in caserma per interrogarvi, ma guarda caso vi trattano con i guanti di velluto tanto da mettervi tranquilli in una stanza a parlare con grande discrezione con il vostro complice (hanno beccato pure lui). Tanta gentilezza vi sorprende? Osservazione giusta: probabilmente quel locale è pieno di microfoni, fossi in voi starei zitto senza provare a comunicare a gesti perché da qualche parte hanno nascosto anche una telecamera. Se sequestrano il vostro computer siete nei guai: se siete tipi tecnologici lì dentro troveranno l'intera vostra vita, compresa quella che credevate di avere cancellato gettandola nel cestino.
Denaro. Per un fuggiasco prelevare soldi con il bancomat o con la carta di credito equivale a dire: «Sono qui, venite a prendermi» tanto vale tentare una rapina in banca, anche perché la vostra tessera sicuramente l'avranno già bloccata.
Attenzione infine ai parenti: è tenendo d'occhio i familiari che gli investigatori contano - prima o poi - di acciuffare un latitante. Così arrestarono Peter Paul Rainer - l'altoatesino condannato per omicidio - quando i genitori andarono a trovarlo per le feste nel suo rifugio di Vienna. L'altro famoso latitante altoatesino - Max Leitner, soprannominato il re delle evasioni - non commise lo stesso errore, ma rimase vittima della voglia di casa del suo compagno di fuga meridionale che dall'Africa telefonò in Sicilia per gli auguri di Natale. Presi.
L'ultima cosa che mi insegna sempre il mio amico piedipiatti è che se dopo 48 ore dalla scoperta del delitto non vi hanno ancora incastrato siete salvi: le probabilità scendono quasi a zero. Dice così - e sospira - perché lui è uno che dava la caccia ai criminali ai vecchi tempi, quando il Dna era roba da medici e non da poliziotti, e un po' rimpiange i tempi in cui invece delle tecnologie si usava il fiuto.
5 commenti:
Inquietante...Ovviamente non stai meditando il delitto perfetto, perchè dopo un post come questo saresti il primo sospettato in caso di sparizione di parenti e conoscenti :-)
I consigli comunque mi sembrano utili anche per una fuga semplice, senza delitto: dopotutto sembra che basti buttare in un cassonetto un pò di plastica(bancomat e cellulare) e un pò di passato(ci sarà la raccolta differenziata anche per questo?) per sparire indisturbati, diretti verso l'altro lato del mondo...
Baci latitanti :-)
Aggiungerei morose ed amanti. Quanti incastrati dall'incontenibile voglia di un ultimo fugace passionale incontro...
Io sono una lettrice accanita, da anni, di thrillers. Ho imparato tante di quelle cose che potrei quasi compiere veramente il delitto perfetto, se delitto perfetto esiste.
Ciao
Be.... da esperti del vostro calibro mi aspettavo qualche consiglio in più... :-)
Non posso mica lasciare troppo vantaggio...
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