16 aprile 2007

L'amore sotto chiave

luchetto sul ponte di San Lorenzo a TrentoChissà se Fabry e Francy stanno ancora assieme, ma penso di sì perché ogni mattina vedo quel lucchetto che hanno agganciato al ponte di San Lorenzo per dichiarare alla città (al mondo?) che le loro vite sono unite. Sono arrivati lì, hanno preso la catena della bicicletta, le hanno fatto fare un giro attorno al palo, hanno chiuso il lucchetto e hanno gettato la chiave nell'Adige perché nessuno possa togliere il loro sigillo. C'è una scrittura femminile su quel lucchetto, con quei cuori tondi e le lettere gonfiate che sanno fare solo le donne, come se fosse stata lei – Francy o Fabry, con questi nomi abbreviati non si può mai dire – a voler mettere sotto chiave questo amore. Speriamo che lui abbia tenuto in tasca la chiave di riserva.
Strano modo, la serratura, per proteggere un sentimento, come se fosse l'ultima spiaggia prima di vederlo scappare via, con il metallo promosso a cassaforte dell'amore nel ruolo che dovrebbe essere della fiducia. Ma la sicurezza di un lucchetto sembra piacere a molte coppie, fra cui Francy e Fabry (comunque i primi in città) sono solo gli ultimi arrivati.
L'usanza di lucchettare i ponti nasce da una razza ormai estinta che con le coppiette non c'entrava nulla, cioè i militari di leva (volgarmente i najoni) che per protestare contro le catene del servizio militare – pare preistoria, ma fino all'altro ieri era obbligatorio – attaccavano un lucchetto e lo toglievano solo l'ultimo giorno prima di tornare a casa. A Merano – giusto per non andare troppo lontano – le ringhiere del Passirio sono ricoperte di metallo. Poi i lucchetti hanno preso tutt'altro significato e per trovarne altri basta andare a Firenze sul ponte Vecchio e infine a Roma, sul ponte Milvio, dove un lampione è stato ricoperto da quintali di ferro tanto che proprio l'altro giorno si è schiantato al suolo, segno che nemmeno l'amore può resistere quando è soffocato da tanta attenzione. Il titolare della ferramenta all'angolo – quello che è diventato ricco – sorrideva sotto i baffi. Tutta colpa di Federico Moccia, lo scrittore che ha diffuso il culto dell'amore sotto chiave tra i giovanissimi, quello del libro Tre metri sopra il cielo (abbreviazione 3msc, cioè la scritta che potete leggere sul muro di fronte al collegio Arcivescovile) e che ha ammesso in televisione il suo peccato originale: il primo lucchetto sul ponte Milvio l'ha attaccato lui perché il suo libro sembrasse più vero. E via tutti i lettori al seguito.
Fabry e Francy – i due trentini con il cuoricino sul lucchetto e la chiave in fondo al fiume – si inseriscono nell'eterna tradizione di dichiarare agli altri il proprio amore, documentata anche da Flavio Faganello che ha girato il Trentino alla ricerca di alberi su cui gli innamorati avevano inciso le proprie iniziali. Di scritte del genere sono piene le panchine più appartate dei parchi, i bagni dei licei, le ringhiere di legno che si affacciano sui panorami più belli. Ma con il lucchetto si vuol dire qualcosa in più: nessuno ci porterà via quello che abbiamo. Né più mai. Quasi mi ero convinto anch'io, camminando sul ponte di San Lorenzo verso Piedicastello, finché giunto in piazzetta ho guardato il posto vuoto dove fino all'altro giorno c'era la mia bici. Ora io sono un tipo sbadato, ma la bici l'avevo lasciata proprio lì, di questo ne ero certo, anche perché a terra era rimasta la catena che la legava al palo: spezzata in due. Occhio ragazzi, voi che credete di poter mettere sotto chiave le cose che veramente valgono: anche se li chiudete col lucchetto i vostri sogni – se non ci state attenti – ve li portano via lo stesso.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai un'immagine della bici? Postala così organizzo una Strafexpedition!
(lo sai che io sulle bici sono sensibile)
:-)

Anonimo ha detto...

che bella novella!

Anonimo ha detto...

' Tu sei mia!
Io sono tuo!
Puoi esserne certa.
Tu sei chiusa nel mio cuore
persa e' la chiave,
dovrai rimanerci per sempre'


Ma dubito che Moccia si sia ispirato a questo lied di Arno Kleffel :-)...il cui testo, a dirla tutta, e' un po' minaccioso e angosciante.

Perche' non se le appendono al collo quelle catene?

Baci antimocciosi

ansel ha detto...

MariaTn: e chi ce l'ha la foto della bici?? Comunque è quella di Gretel... ho solo una foto del seggiolino per piccoli playboy che c'era installato sopra.... eccola qui!

Eus: Arno Kleffel??? Ma dove vai a pescarli...... ;-)

Anonimo ha detto...

Ansel: E ti e' andata anche bene, perche' avrei potuto ammorbarti con i significati simbolici e gli usi rituali delle chiavi e dei lucchetti :-)

Questo autore(e questo lied in particolare)l'ho conosciuto un paio di vite fa grazie ad un amante della musica classica. Disgraziatamente l'unica musica che suonavo allora era una vivace, allegra ma non troppo, fuga.

Guarda il lato positivo del furto: ora sai cosa regalare a Gretel al prossimo compleanno! :-))

Anonimo ha detto...

… Ragazzi, per quanto siano belli i nostri sogni e per quanto noi desideriamo tenerli sempre con noi, capita che volino via, come la mia bici, che spero però di ritrovare più pulita di prima, perché cari ragazzi i miracoli esistono.
Cambia il finale del post, conviene anche a te! Povero Ansel.

Anonimo ha detto...

Per la cronaca, i lucchetti sul Ponte Vecchio all'inizio ce li mettevano gli allievi della Scuola di Sanità Militare, che aveva sede non lontano da lì. Inoltre tutta la ferraglia è già stata rimossa. E speriamo che non ce la rimettano...

Anonimo ha detto...

Per non far volar via le bici (e i sogni) bisogna ancorarli bene.

(io chiacchiero, chiacchiero, ma lo so che prima o poi non troverò più nemmeno la mia)