Fra trentini all'estero possono succedere due cose: o si diventa grandi amici (finché dura la vacanza, poi ognuno a casa sua) oppure ci si ignora. Con lui siamo partiti male subito, quando l'ho incontrato poco dopo il Brennero mentre faceva il pieno di benzina: sguardi incrociati e fissi, come dire questo qui da qualche parte l'ho già visto, ma senza un cenno di saluto perché è il primo giorno di vacanza e per fuggire da Trento e dai trentini abbiamo avuto l'originale idea di andarcene lontano. Per trovare un trentino al Brennero non ci vuol niente: tutte da lì passano le strade che vanno al Nord, ma ritrovarlo in un'area di sosta poco sotto Norimberga, alle sette del mattino mentre beve un cappuccino tedesco (che fa schifo) prima di mettersi al volante, tutto questo è un po' inquietante. Comunque sia niente saluti, come se nulla fosse, non siamo mica gente di paese. Dopo il terzo incontro, all'imbarco del traghetto che porta in Danimarca (ce ne sono una miriade ma lui era lì sul molo con noi pronto all'imbarco) quel trentino si è meritato un nome, tanto di lui si era parlato durante il viaggio discutendo su chi era, dove andava e se ci aveva, o no, riconosciuti, L'abbiamo battezzato Bepi, anzi "il Bepi", nome corto e pratico, perfetto per quell'uomo dall'aspetto un po' ruvido con una moglie al seguito che però non si vedeva mai. Le pianure danesi sono filate via veloci, poi la Svezia e quindi Oslo. Del trentino ci eravamo ormai dimenticati quando tra le statue di Vigeland distribuite lì nel parco spunta il Bepi con la moglie un po' nascosta, la guida in mano e uno zainetto sulle spalle con la scritta Ciaspolada: se un piccolo dubbio mi era rimasto, si è dissolto in quel momento.
Da lì in avanti è stata una sequenza di incontri: gli altopiani norvegesi con la neve dell'inverno che non si è ancora sciolta? Ecco il Bepi a lato della strada che fotografa il suo camper dal lato giusto, dove sembra di essere al Polo Nord (volevo farlo io ma quando ho visto lui, fermo nella piazzola, ho cambiato idea all'improvviso). La città di Bergen battuta dalla pioggia? Spunta il Bepi con l'ombrello omaggio delle rurali. Il piccolo villaggio di pescatori dove la strada arriva a malapena e poi si ferma? Il Bepi è lì nello spiazzo del porticciolo che manovra il suo bestione aiutato dalla moglie che spunta dal finestrino, guarda giù e gli dice:"Vei, vei, vei... bon basta". Il mercato del pesce? Bepi. Il circolo polare artico? Bepi. La strada dei Troll? Bepi, Bepi, Bepi, quest'uomo diabolico che con la sua presenza ossessionante mortifica settimane di piani e progetti per andare in capo al mondo e rende evidente la realtà: anche a quattromila chilometri da casa siamo tutti turisti intruppati sulla stessa rotta.
Ovunque andiamo c'è un altro trentino a spasso con la sua guida comprata in Viaggeria: sul traghetto per la Grecia (fuori stagione) si sentiva parlare dialetto noneso, in Croazia un tale Sembenotti pur di restare un quarto d'ora senza moglie ci ha aiutato a tirar su la tenda, in Sicilia c'erano due trentini con l'Harley Davidson che per paura dei ladri non mollavano un attimo la moto, in Svizzera c'era Alfred Fedrizzi (e chissà se c'è ancora lì sul lago di Lindau) che non era un turista ma un barista che mandava in estasi i locali con il suo modo strano di tracannare grappa, in Scandinavia ora c'è il Bepi con il può grosso camper su cui, l'ultima volta che l'ho visto, aveva attaccato orgoglioso l'adesivo "attenti all'alce". Ora che ci penso è un po' che non ci becchiamo, non sarà mica finito fuori rotta? Sono un po' in ansia ma so già che quando ci sarà da prendere un traghetto o valicare un passo nordico lui spunterà e si metterà - da buon trentino - al primo posto della fila.
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