Scopro leggendo questa pubblicità che hanno venduto 350 mila copie del nuovo romanzo di Niccolò Ammaniti, Che la festa cominci. Non possono sapere che la mia è finita nel cassonetto della carta da riciclare, quindi fanno 349.999 che comunque mi sembrano un numero spropositato per un romanzo ignobile. Tanto è stato terribile, questo libro, che per la prima volta sono corso su Ibs.it, (perché ancora non conoscevo anobii.com), a depositare il mio sdegno. Era il 5 novembre scorso e scrissi questo:
Libro letto a letto in due giorni, durante un'influenza... l'ho appena posato sul comodino e un'urgenza insolita e inaspettata mi coglie: quella di stroncarlo. Mai scritta una recensione su Ibs, ma questa volta devo farlo: pessimo. Un attentato alla credulità del lettore. Dopo le buone prove del passato (Io non ho paura, Ti prendo e ti porto via) un capitombolo imbarazzante e incredibile: possibile che nessuno, non l'editore, non gli editor, nemmeno la lunga lista di persone citate nei ringraziamenti, abbia impedito ad Ammaniti di pubblicare quest'opera tremenda? Scrittura debole, solo che questa volta non c'è la storia a sostenere il romanzo. E sorprende quell'aggettivo - "comico" - che si legge sulla quarta di copertina, assieme all'unica frase vagamente ironica di un romanzo che non fa (nemmeno) ridere.
Per rifarmi sto leggendo questo che, per dirla tutta, è il libro di un mio collega di lavoro, anzi un mio amico. Se vi piace viaggiare, ma non avete il tempo, l'energia, le possibilità o semplicemente vi manca il coraggio di farvi tre settimane sulla Transiberiana comprate il libro di Paolo Cagnan (foto), sarà lui a condurvi per mano da Mosca a Pechino passando da Novosibirsk e Ulan Bator.
2 commenti:
ben tornato ANSEL, è un piacere leggerti!
ciao
valentina e misha
anche io l'ho letto (pure io in parte durante un'influenza) però non sono d'accordo su un giudizio così negativo. Non è detto che siccome la trama non è verosimile (anzi è talmente assurda che alla fine diventa snervante) il libro sia da buttare via e non abbia niente da dire. Io credo che quando tratteggia la personalità dello "scrittore impegnato", in realtà stronzissimo e paraculo, assetato solo di fama fine a se stessa, così come d'altro canto quando descrive quei poveri cristi della setta satanica, sbandati, che non sanno più che fare per sentirsi vivi, dice molto, ahimè, della condizione psicologica e sociale di molte persone oggi... certo il libro è paradossale ma lo è volutamente
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