10 dicembre 2009

Una questione di fiducia

Ci sono azioni che richiedono fiducia. Più che salire su un aereo e sorvolare l’oceano, più che consegnare in banca i risparmi di una vita, forse ancora più che entrare nell’ambulatorio del medico e farsi visitare. Una di queste azioni è affidare i propri figli all’asilo nido, soprattutto il primogenito, quando ancora non sappiamo come funzionano queste cose e ci opprime il senso di colpa per un distacco che avvertiamo prematuro. Chi è padre o madre capirà al volo, gli altri si devono fidare: è proprio così.
Quando giunge il momento ci prendiamo un giorno di riposo e andiamo in due, mamma e papà, facendoci coraggio, all’asilo nido privato di periferia, quello con il nome rassicurante e le finestre colorate dove il nostro piccolo lo accoglierebbero anche subito. Sulla porta si presenta una maestra sorridente, con un bambino in braccio, ma noi siamo già lì con gli occhi ansiosi a verificare che sia tutto a posto: niente spigoli vivi, niente giocattoli pericolosi, niente vernici velenose e altre cose che abbiamo letto sul manuale del perfetto genitore. Poi chiediamo dov’è la cucina e ci indicano una porta là in fondo, ma non ce la fanno vedere per motivi, dicono, igienico sanitari. Infine usciamo e con un’occhiata ci intendiamo al volo: qui no, senza nemmeno sapere bene perché.
All’asilo pubblico, dove ci chiamano dopo tre mesi, sorvoliamo sull’odore che sentiamo in corridoio perché - ci consoliamo - può capitare in un posto dove cambiano duecento pannolini al giorno. Quindi mettiamo il nostro figliolo in braccio ad una sconosciuta, sperando tanto che questa donna gentile non si trasformi in un’arpia quando avremo chiuso la porta dietro di noi senza voltarci per non cedere alle grida del piccolo. Confidiamo che gli soffi il naso quando gocciola, che gli pulisca il sederino prima che diventi rosso, che lo imbocchi con pazienza e lo consoli quando piange. Giorno per giorno lo studiamo con amorevole sospetto ma lui dorme tranquillo, la mattina corre all’asilo, la domenica ci canta la sua prima canzoncina e noi ci rilassiamo nonostante quel bernoccolo in piena fronte: quante storie, i figli sono di tutti, così innocenti, incapaci di denunciare la violenza, chi mai avrebbe il coraggio di maltrattarli? Finché un giorno al telegiornale delle 13 e 30 un filmato ci sorprende con la forchetta a mezz’aria: in televisione da Pistoia c’è una donna isterica che mena sberle e tira i capelli ad una bimbetta che i genitori credevano in buone mani. Vorremmo non guardare e invece stiamo là incollati, se non altro per capire che è una pazza esaurita e questo - tutto sommato - un po’ ci consola perché la pazzia a differenza della cattiveria in questo mondo è un’eccezione.
Quel VIDEO che già circola su internet sarebbe un attentato alla fiducia, un detonatore all’ansia di ogni genitore che affida il figlio al prossimo se non ci fossero - per fortuna - altre storie da raccontare. Storie come quella di un primogenito, sempre quello, che giunto ormai alla scuola materna incontra una delle sue vecchie maestre per la strada. Non una maestra qualsiasi, ma LA MAESTRA, perché anche se nell’aula si alternano in tre o quattro (altrimenti diventerebbero esaurite pure loro) di maestra ce n’è una sola. Lui cammina per mano al suo papà e lei è dall’altra parte del ponte sull’Adige che gli viene incontro lungo il marciapiede. Benché porti gli occhiali spessi lo vede da lontano e gli sorride. Quando il piccolo le giunge a tiro lo solleva, lo stringe, lo bacia e gli dice: ciao Emilio, come va? Ma lui non risponde, si ficca quelle due dita in bocca e le succhia come un disperato senza tirare fuori una parola. Alla fine ci allontaniamo verso le estremità opposte del ponte e io indago: ma che figure mi fai fare? Non te la ricordi più la maestra Mariella? E lui con un filo di voce, spiega: “Papo, mi faceva male il collo”, perché ancora non sa come si dice nodo in gola, uno di quei “groppi” che ti prendono quando incontri dopo tanto tempo una persona a cui ti eri molto affezionato.

P.S. Grazie a tutti quelli che in questi mesi di inattività mi hanno scritto o sono venuti qui fuoridalpalazzo a vedere se c'era qualche novità... questo blog riprende le trasmissioni!

9 commenti:

Alessandra ha detto...

è una vergogna... come hai detto tu: meno male che si tratta di una pazza e speriamo che sia un caso isolato. allucinante, sono davvero disgustata.

clodita RM ha detto...

Bentornato Ansel. E grazie per come racconti le cose. Il video non lo vedrò, mi voglio lasciare impressa negli occhi dell'anima l'immagine del tuo bambino con il groppo in gola per un'emozione bella.

Anonimo ha detto...

EVVIVA!! Sei tornato...incominciavo a disperare!! Bello avere vostre notizie, come genitore ti voglio rassicurare, per alcuni "malati", ci sono tante ma tante brave maestre che fanno il loro lavoro con passione e che amano i loro bimbi...tranquillo!!
Dai scatenati voglio dei post stratosferici...;))

Trentina all'estero

Anonimo ha detto...

La sofferenza dell'innocente è veramente scandalosa. Non c'e' logica che regga, nè fede che consoli.Il video, al di là della rabbia che provoca,dmostra come l' Uomo sia capace di andare oltre la pura bestialità e come Dio rimanga muto spettatore.

Pangloss

Javert ha detto...

ben tornato. Sempre un piacere leggerti

Anonimo ha detto...

Era ora! Vi ho visti un giorno a passeggio sulle roste dell'Adige tutti quattro: eravate così teneri :-)

Mariatn

Javert ha detto...

Anonimo cannibale????

ansel ha detto...

Grazie del bentornato... cercherò di scrivere con un po' di regolarità... ;-)

SilSi ha detto...

Bentornato... ero già in pensiero!