Signore e signori, la faccenda è seria: l'Italia è spaccata in due. Veramente. Me ne sono accorto viaggiando in macchina ieri pomeriggio, ore 16 e 30: non serve guardare fuori dal finestrino per capirlo, basta accendere la radio e sentire su Radio Uno la telecronaca delle partite di pallone (quella seria) e su Radio Due la telecronaca delle partite di pallone (quella un po' burlona che quando fanno gol parte la musica brasiliana). Su Radio Tre - dove subito mi rifugio - c'è un palinsesto messo lì apposta per scuotere l'esigua minoranza di indecisi: un programma di musica classica un po' criptica (che non si capisce se è proprio così o se le frequenze sono disturbate) e poi un radiodramma sulla Mesopotamia. E così - in questa Italia divisa in due ma tutta dedicata al calcio - comincio a pigiare quei bottoni alla ricerca disperata di un insulto di Berlusconi, un sermone di Prodi, una porcata di Calderoli, un'esternazione di Cossiga: siamo o non siamo un paese lacerato in attesa di un governo e di un nuovo presidente della Repubblica? Dopo tre mesi di overdose politica non si può lasciare la gente in astinenza, senza un'indiscrezione, una provocazione, un allarme, una minaccia o una smentita.
In questo sabato pomeriggio uggioso ho bisogno di una tribuna politica o una cronachetta parlamentare, ma perché pensare in grande? Mi accontenterei di una dichiarazione dell'escluso Tarolli, di un disegno di legge di Boato, di un attacco dell'ultimo arrivato Fugatti sul voto agli extracomunitari. Niente. Attendo che una comitiva attraversi le strisce pedonali sul ponte di San Lorenzo - sembra un gruppo di turisti e invece è il senatore Giorgio Tonini, proprio lui, con moglie e figli, niente politica, giornata in famiglia - quindi la radio mi informa del "grandissimo gol di Montolivo, gioiellino viola che porta a tre le reti della Fiorentina". Scatto sul due per apprendere - a ritmo di samba - di una rovesciata acrobatica sul campo del Napoli e soprattutto che a Treviso Gustavo non "gusta" il risultato: ah ah ah Buona questa, se solo sapessi chi è Gustavo, perché io del calcio so solo che si gioca in undici e vince chi fa gol. Da piccolo ero interista - avevo anche la maglia - e questo è un buon motivo per chiudere il caso e non pensarci più. E allora punto deciso su Radio 24 dove uno che parla di Pinot nero mi illude per due secondi che c'è dell'altro a questo mondo finché viene interrotto per un gol della Juve che non si capisce di chi è ma viene assegnato a Cannavaro.
Le radio regionali - mi dico - mi daranno soddisfazione, o almeno un po' di musica, ma su Nbc c'è una formazione che "distribuisce il gioco con grandissima sagacia tattica" finché Julio Velasco chiama il time out. Pallavolo. Rullo di tamburi e trombe in sottofondo mentre "Savani batte col salto cercando l'ace diretto ma va lungo". Si salvi chi può.
Sognando una sparata sui brogli elettorali e una rettifica del Viminale - insomma, un po' di adrenalina, datemi in pasto due o tre percentuali e una manciata di senatori esteri a porre condizioni - vedo all'orizzonte una scena che avevo ormai dimenticato: un autostoppista. E' maschio (peccato), capelli un po' lunghi e zainetto sulle spalle, dal giaccone e dagli occhiali si direbbe di sinistra. Metto la freccia soddisfatto: sarà con lui - penso - che potrò fare il bilancio politico di questa settimana, farmi raccontare che ne pensa, come vede il futuro, che si aspetta dal governo, cosa dice di questo Berlusconi che a tratti sembra rabbonito e quasi fa un po' pena. Lui salta a bordo e si sistema - puzza un po' di bagnato, sarà per la pioggia che si è preso - poi tira fuori un pezzo di carta dallo zaino, indica la radio con il dito e dandomi del tu dice, come se non ci fosse altro di cui occuparsi: "Scusa, non sai mica cosa ha fatto la Juventus?".
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