Ci sono cose che è molto meglio fare fuori provincia: i trentini lo sanno e in questo sono veri specialisti. Non pensate subito male, nulla di proibito, tutte cose che si possono scrivere sul giornale come - ad esempio - andare a far la spesa. Quando si tratta di acquisti la parola d'ordine è "Sud", perché il meridione - chissà perché - fa venire in mente prezzi buoni, sconti e grandi assortimenti. Così gli altoatesini scendono in Trentino e prendono d'assalto il Mercatone, l'Obi e i centri commerciali mentre i trentini calano ad Affi, Verona o più giù verso gli outlet dei vestiti e i veneti chissà, forse almeno loro fanno le spese a casa propria.
Quando si tratta di andare a spasso invece la parola d'ordine diventa "Nord", come se salendo lungo la penisola per una gita domenicale (magari sconfinando in Austria) i prati diventassero più verdi, i centri storici più caratteristici, le montagne più belle, gli alberghi più accoglienti, la neve più bianca e le mucche più mucche.
Se parliamo di sanità, infine, la parola d'ordine dei trentini diventa "altrove" tanto che all'azienda sanitaria non sanno più come fare a trattenere i pazienti che si fanno curare le gambe rotte in Alto Adige, l'esame Tac in Veneto e per malattie più gravi si spingono in Lombardia se non addirittura all'estero, senza dimenticare mai di spedire a Trento la parcella da pagare.
Ma c'è un tipo di mobilità - già nota agli amministratori trentini - che nessuno (nessuno, nonostante ci stiano già provando) riuscirà mai a fermare: è quella che porta ogni settimana centinaia di trentini (migliaia?) all'Acquarena di Bressanone oppure alle Terme di Merano, ma anche nelle vasche di Seefeld, poco al di là del confine.
L'assessore comunale Pegoretti vuole tentare anche in città la carta del parco acquatico, a Baselga di Piné sono più avanti e hanno già un progetto pronto per una piscina dell'ultima generazione ma non tengono conto dei veri motivi che spingono i trentini a macinare chilometri solo per farsi un bagno. Non è questione di vasche con le onde, idromassaggi, ampie vetrate, scivoli che vanno bene solo per i bambini, sedie a sdraio rilassanti oppure ristoranti esotici per chiudere la giornata. Il fatto è che per fare la sauna, il bagno turco, un tuffo nella tinozza gelida oppure una seduta di idromassaggio all'aperto mentre fuori nevica, bisogna presentarsi nudi. Il che vuole dire nudi, senza asciugamano sotto o sopra, proprio nudi, senza appello, che se per caso ti porti dietro uno straccetto ti senti fuori posto.
Ebbene in questo (ma non solo) gli altoatesini sono diversi: per loro, almeno quelli che parlano tedesco, è naturale sedersi nella sauna e conversare a bassa voce col vicino, aggirarsi tra le nebbie del centro benessere senza pudore, rilassarsi senza costume in una piscina con vista sulle Alpi. Per i trentini - che degli altoatesini sono i meridionali - naturale lo è molto meno e togliersi l'asciugamano risulta più facile quando lo si fa a cento chilometri da casa, lontano dallo sguardo del collega di lavoro, del vicino di casa o dell'ex compagno di scuola.
Lassù, nei vapori della grande Acquarena brissinese, donne che al lago di Caldonazzo prendono il sole con il costume intero trovano il coraggio di lasciarsi andare ("si fa così, bisogna rispettare le regole del luogo in cui si va...") dopo aver inventato una scusa per separarsi dagli amici un sabato o una domenica. Ci sono compagnie di amici, coppie, famiglie intere che hanno vissuto momenti di crisi perché qualche sventato ha lanciato pubblicamente la proposta: "Andiamo tutti assieme a fare la sauna all'Acquarena?".
Capita così qualche incontro inevitabile, perché cento chilometri non sono poi tanti e lì - tra le nebbie a cento gradi - ci si ritrova a salutare l'avvocato o il presidente, senza sapere se da nudi, magari con gli occhiali roventi e appannati, bisogna stringersi la mano come in ufficio, darsi una pacca sulla spalla oppure basta un cenno cortese per ritenersi soddisfatti, facendo attenzione a non far scappare l'occhio. Gli altoatesini no, a loro viene tutto più naturale, mentre i trentini corrono dalla moglie o dall'amica e dicono: "Sai chi c'è di là? Il dirigente". "Ma dai, veramente?".
Le saune in Trentino ci sono già, basta andare a Ravina (c'è un centro benessere molto attrezzato), oppure a Levico (dove un albergo nuovo di zecca apre le porte anche a chi vuole passare mezza giornata a mollo) ma la realtà è che per togliersi l'asciugamano - come per molte altre cose - i trentini preferiscono correre lontano.
1 commento:
Molte delle tue argomentazioni possono essere anche vere ma non dimentichiamo anche la qualità nettamente superiore che si trova nelle saune del vicino "nord".
A Trento e provincia è difficile trovare saune e piscine pulite. Basta guardare la piscina di Gardolo, quella di via Fogazzaro o la sauna di Andalo...
Penso che al trentino manchi sicuramente la cultura del rispetto delle cose pubbliche e gli spazi comuni vengono trattati veramente male.
Per quanto mi riguarda una bella sauna, fatta copiando quanto già esiste (vedi Acquarena) senza cercare di inventarsi miglioramenti strani solo per far vedere ai "cugini" altoatesini che noi siamo meglio, sarebbe una meravigliosa trovata.
Putroppo questo non avverrà mai e ci ritroveremo sempre a frequentare i nostri lidi sporchi, mal progettati e scomodi o a fare i pendolari della sauna.
Marco
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