03 ottobre 2012
Se il Trentino importa legna dalla Croazia
Troppo impegnati a cercare menu a chilometri zero, ci ritroviamo a bruciare nelle stufe trentine legna in arrivo dalla Croazia (700 chilometri più giù). Dicono in val di Fassa (dove il Comune di Campitello ha deliberato l'acquisto di 78 bancali di faggio proveniente da Lipovljani, sud-est di Zagabria) che in ogni casa della valle c'è una stufa a legna, che la richiesta è molto alta e che l'acquisto all'estero è la soluzione migliore. I bancali di legna straniera finiranno (gratis) nelle case degli anziani residenti che non hanno la possibilità di andare nel bosco a tagliare la legna. Ma se nel rispetto di una tradizione centenaria nelle valli alpine ci si riscalda (ancora) a legna è perché la legna è sempre stata dietro casa (non a 700 chilometri di distanza). Una storia che ho raccontato sul Trentino.
Parlo di cose che conosco: sostenitori delle energie rinnovabili (e del calduccio senza confronti di un focolare) oltre ai pannelli solari a casa abbiamo quattro stufe (due in montagna e due in città). Negli anni ci siamo bruciati le travi dei tetti di due case ristrutturate e gli alberi di un prato di mia nonna (che rischiavano di cadere sulla strada). Quest'anno per far fronte all'inverno in arrivo ho chiesto a un rivenditore (contattato su internet) da dove arriva il suo faggio. Mi ha risposto: dipende. Legna a chilometri zero? La questione è più complicata di quanto appaia a prima vista. E già immagino la reazione del partito anti-stufe (quelli preoccupati per il fumo polveroso che si alza dai camini dei nostri paesi nelle giornate più fredde) alla notizia che oltre alle emissioni vanno pure messi in conto i camion per il trasporto della legna nelle nostre valli.
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1 commento:
Sul Trentino l'intervento di uno che se ne intende: Mauro Colaone
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