Sarebbe una gran comodità acquistare i figli al supermercato, invece che al reparto di maternità, ma ci sarebbe una controindicazione in grado di scoraggiare anche le coppie più motivate: il prezzo. I piccoli starebbero lì, sugli scaffali del reparto infanzia, biondi, mori, chiari e scuri, con una targhetta attorno al polso, come quella delle ostetriche ma con una differenza: invece del nome ci sarebbe scritto sopra 200 mila euro. Questo è il prezzo giusto secondo un docente universitario fiorentino che al tema dedicò una ricerca. Gli unici a non stupirsi sono i padri separati che sanno bene quanto versano ogni mese su ordine del giudice (almeno quelli onesti) per il mantenimento dei figlioli finché non saranno in grado di badare a sé stessi. Di buono c’è che il conto non si salda alla consegna (e chi se lo potrebbe permettere?) ma in comode rate che concedono all’acquirente un respiro sufficiente per pensare di avere fatto un buon affare.
Io ogni mese pago una di queste rate. L’altro giorno mi sono tolto la soddisfazione di lasciare senza fiato una coppia che ancora - sebbene interessata - non si è decisa a procedere all’acquisto. Abbiamo preso i miei estratti conto degli ultimi due anni e abbiamo tirato una riga sotto la voce asilo: facevano quasi 12 mila euro, in comode rate da 500 euro al mese. Silenzio in sala.
Risparmio ai lettori la voce passeggino (600 euro), perché in fondo non serve comprare l’ultimo modello; sorvolo sulla voce pannolini (1.500 euro) perché ora vanno di moda i modelli riciclabili, che dopo l’uso si gettano in lavatrice, rispettano l’ambiente e fanno risparmiare, ma io sospetto che i loro sostenitori non conoscano l’impulso irresistibile che porta a gettare nel cassonetto un pannolino pieno (una liberazione che non ha prezzo); tralascio la voce dottore perché le visite mediche sono (quasi) tutte gratuite e posso tranquillamente omettere la voce latte perché l’allattamento al seno riduce i costi a zero.
Il professore fiorentino - un padre separato, protagonista di una battaglia per dividere con l’ex moglie i costi della prole - ci avvisa che i dolori vengono più avanti. Alimentazione: un figlio maschio adolescente consuma quantità di cibo impressionanti. Dentista: c’è chi deve prendere i soldi in prestito per pagare l’apparecchio del figlio. Istruzione: non ci sono solo i libri, poi arrivano anche i viaggi di studio all’estero. Vacanze: ci vanno tutti, anche tuo figlio un giorno ti chiederà un biglietto aereo per l’America o l’Inghilterra. La voce trasporti prevede nell’ordine: triciclo, trattore a pedali, bicicletta a rotelle, bicicletta senza rotelle, bicicletta grande, motorino, motocicletta e automobile.
Ma nel bilancio non ci sono solo le uscite. Con quella coppia interessata all’acquisto (ma non ancora decisa) abbiamo continuato a esaminare l’estratto conto rilevando con sorpresa alcuni risparmi: niente più conti del ristorante, niente più biglietti del cinema, niente più serate a teatro, eliminati i viaggi aerei, venduta anche la moto. Silenzio in sala.
La voce imprevisti può riservare però amare sorprese, ad esempio quando il figlio prende il telefono cellulare e per fargli il bagnetto lo mette a mollo nel wc. Oppure quando trascina il computer portatile giù dal tavolo tirandolo per il cavo. Il genitore previdente saprà ricavare in bilancio riserve sufficienti anche per coprire le emergenze.
Non sono cose nuove, tanto che la saggezza popolare ha coniato nei secoli un verbo anomalo per indicare l’atto di mettere al mondo i figli. Una parola che però - alla luce di quanto abbiamo scritto - suona come un corretto avvertimento: “comprare”. Perché in alcuni posti della montagna veneta e trentina i figli si “comprano”. Ma al termine di questa disquisizione ragionieristica sui risvolti economici di procreare è ancora il professore fiorentino che ci viene in soccorso indicandoci perché - nonostante il salasso economico - dopo il primo figlio è giusto, tutto sommato, farne un altro: il fatto è che dopo l’investimento iniziale il secondogenito, conti alla mano, costa il 30 per cento in meno. Insomma: un vero affare.
7 commenti:
Dopo tutto pero' sono soldi spesi BENE!!
Io avrei "comperato" volentieri anche il terzo...costava praticamente niente secondo sto' prof!
;¤)
Trentina all'estero
Ma vuoi mettere le soddisfazioni che ti danno?
beh, soddisfazione è una parola grossa... ehm... sì insomma, quando li guardi e pensi: ma da che incroci genetici sono usciti 'sti qua??
:-)
Mariatn
prima di comprare il secondo leggiti l'articolo di internazionale.it come fare soldi gratis. se mi do da fare magari posso comprare anche io.... ;)
i padri bancomat li chiamano giustamente dalle parti delle associazioni padri separati....
Bel post. Non penso che esso voglia paragonare quanto riceviamo dai nostri figli a quanto ci costano, ci si limita a delle valutazioni oggettive di cui condivido lo spirito.
Comunque oggi sarebbe la festa del papà e a tutti noi dedico questo film
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