Il primo giorno di sciopero dei camion il signor G. ascoltò la notizia dei blocchi stradali alla radio, mentre di buon mattino guidava la sua auto per andare al lavoro, e pensò che era una cosa seria. Allora lui - che si vantava di essere un tipo previdente, non per niente nel 1973 quando non aveva ancora trent'anni era passato attraverso la crisi energetica, quelle sì che erano emergenze - mise la freccia a destra e per non sbagliare si fermò alla stazione di servizio a fare il pieno di gasolio: «Dovrei averne per una settimana almeno» disse soddisfatto mentre laggiù al casello autostradale vedeva formarsi le prime colonne di tir.
La sera di quel giorno, ascoltando il radiogiornale, il signor G. pensò che era davvero una cosa seria e si chiese - previdente com'era - se non fosse il caso di studiare un percorso alternativo per il giorno successivo. Avrebbe potuto telefonare al dottore del piano di sopra per accordarsi e dividere in due l'uso dell'auto risparmiando in questo modo il carburante oppure (a mali estremi, estremi rimedi) andare al lavoro con la moglie come non accadeva ormai da vent'anni sebbene facessero, su per giù, la stessa strada: «Deciderò domani mattina» stabilì. E più non ci pensò.
Il secondo giorno di sciopero dei tir, ascoltando la radio mentre viaggiava solo nella sua grande auto con il serbatoio pieno, il signor G. si sentì molto intelligente perché mentre il giornalista raccontava del latte che cominciava a scarseggiare gli venne in mente quel distributore automatico gestito dal contadino del paese dove avrebbe potuto rifornirsi. Ma per non sbagliare mise la freccia a destra e si fermò all'ipermercato dove, previdente come non era stato mai, riempì il bagagliaio di ogni genere di prima necessità che gli veniva in mente, senza badare al prezzo né al luogo di provenienza perché non era certo quello il momento di andare per il sottile. Acquistò anche tre confezioni d'acqua minerale perché non era mai stato convinto che nella sua zona l'acqua del rubinetto - come gli dicevano - fosse la stessa che poi finiva imbottigliata.
La sera di quel giorno, quando ormai era chiaro che l'Italia (Trentino compreso) era in piena emergenza, il signor G. placò l'ansia da automobilista ricordandosi di quegli articoli sulle auto a gasolio che viaggiano con l'olio di semi nel serbatoio, proprio quello in vendita al supermercato: «Mal che vada mi salverò con un paio di bottiglie» pensò rilassandosi sul sedile.
Il terzo giorno di sciopero dei tir - dopo aver gonfiato le gomme della bici che non usava più dal 1973, ma che ora poteva tornargli utile - il signor G. si mise al volante e dopo aver collegato il telefonino al vivavoce (oltre che previdente era un tipo diligente) chiamò l'azienda dei trasporti che lo rassicurò spiegandogli che da casa sua alla città c'era (sorpresa!) un autobus ogni venti minuti e che loro non avevano certo problemi con le scorte di gasolio.
La sera di quel giorno, leggermente diffidente, il signor G. apprese dall'autoradio che i camionisti erano vicini ad un accordo con il governo, ma non volle abbassare la guardia e si coricò beneficato da un'improvvisa illuminazione: «Il treno!» pensò. Quel trenino per pendolari che fermava alla stazione del paese ma che lui - immaginando carrozze piene di massaie e giovani studenti - non aveva preso mai: «Domani potrebbe essere il giorno giusto» mormorò. E dormì beato.
Il quarto giorno di sciopero dei tir il signor G. - seduto nell'auto familiare dove viaggiava sempre solo - apprese che lo sciopero era finito e tirò finalmente un sospiro di sollievo osservando la lancetta del serbatoio semi pieno che lui vedeva mezzo vuoto: basta con gli autobus, car-sharing, bicicletta, carburanti alternativi e addirittura il treno. Dopo una settimana di passione (maledetti camionisti, come si permettono di mettere i pali tra le ruote alla gente che lavora?) poteva tornare, finalmente, alla normalità.
5 commenti:
Questo post è ufficialmente il mio preferito! Anzi, chiamarlo post forse è riduttivo: è un racconto. Hai descritto perfettamente un 'borghese piccolo-piccolo' alla Cerami. Con pochi particolari hai svelato tutta la vita di un omino barricato nella sua piccola certezza a cinque porte. Un personaggio che in una commedia all'italiana avrebbe avuto la faccia di Alberto Sordi.
Bellissimo! :-)
Baci ammirati
il post ci sta tutto, ma non e' il mio preferito, tutto questo l'ha gia' scritto Calvino, o sbaglio?
the brother: tutto questo cosa avrebbe già scritto Calvino?!? specifica please... altrimenti qui finisco accusato di plagio......
nessuna accusa, solo mi sembrava molto un versione contemporanea di mister Marcovaldo, mitico, indimenticabile, un mito per quelli cresciuti come noi nei quartieri popolari. E' lui o non e' lui??? te la ricordi la storia del carrello nel supermarket, un capolavoro, a me sembra lui, magari mi sbaglio.
Gentili signori. Non ho letto Marcovaldo di Calvino, sono poco informata in materia ( anche se mi avete fatto venire voglia di leggerlo!), ma volevo complimentarmi con l'autore di questo post-racconto. Ci sono capitata per caso, ma è stato davvero un bel leggere! I giorni della "crisi", io - che prendo l'autobus tutti i giorni proprio per inquinare meno- ho visto salire tanta gente (che si vedeva essere poco usi al trasporto pubblico!) e, in qualche modo, ho sperato che la "crisi" durasse quel tanto che bastava per far rendere conto qualcuno in più che prendere l'autobus, il treno, la bici, non ci ucciderà, ma anzi ci renderà LIBERI. E poi, sull'autobus si legge così bene! Domani passo in biblioteca e mi prendo Marcovaldo!
Grazie del bel leggere che mi avete regalato.
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