E' in giornate come questa, dette dell'esodo, che il signor Luigi G. si alza di buon mattino, con l'umore ai massimi livelli, si infila la tuta da lavoro e sale con la moglie sull'auto che lo porterà al suo distributore di benzina: lui alle pompe del carburante, lei dietro il bancone del mini-bar, quello che per l'automobilista è l'inferno per loro è il paradiso. Poiché il signor Luigi G., avendo il distributore poco distante dalla casa in cui trascorro le vacanze, è anche amico mio, ecco a voi in esclusiva il suo pensiero sulle code e sui rientri dalle ferie, materia in cui vista l'esperienza è un grande intenditore: “Prima di tutto – spiega – guardo al portafoglio e so che per coprire la stessa distanza un'auto in coda consuma più di un'auto in corsa, quindi alla pista libera preferisco la colonna ma ho smesso da anni di sentirmi in colpa: chi è causa del suo mal pianga sé stesso e chi si mette in viaggio il pomeriggio di domenica per rientrare al lavoro il lunedì sa a cosa va incontro. Di buono c'è che le code sono democratiche, anzi comuniste: quando comincia a formarsi la colonna d'auto c'è qualche disperato che rischia tutto per guadagnare qualche posizione ma poi si ritrovano tutti fermi lì, uno dietro l'altro, quelli con l'utilitaria carica di nonni e nipoti e quelli che viaggiano in due sull'ammiraglia, anche se mi è sempre rimasto il dubbio che i ricchi veri stiano fuori da questi giri. Poiché vendo benzina (e non posti letto) per me vanno bene anche i camperisti che hanno il serbatoio grande ma presto o tardi passano da me. Poi ci sono i motociclisti: esposti alla pioggia e alle cadute quando c'è la coda mettono la freccia e si prendono la rivincita, tutti tranne i tedeschi che – non li ho mai capiti – restano in fila come se fossero sull'auto. C'è la coda dell'esodo e quella della domenica che si forma la mattina e compare puntuale quand'è sera. Una volta – lo confesso – riempivo un serbatoio dopo l'altro ma un po' ci restavo male: poveri turisti, pensavo, quanti sacrifici devono fare per respirare un po' d'aria buona. Ma anno dopo anno mi sono accorto che a stare in coda sono sempre gli stessi, rassegnati, come se la colonna fosse il male minore. Uno di Milano un giorno mi ha spiegato che queste code dolomitiche sono cose da dilettanti, quasi una vacanza rispetto alle colonne da professionisti che sopporta ogni giorno in tangenziale. Quello di Mestre – lì vicino – faceva di sì con la testa. Dico la verità li capisco poco: fanno il conto al minuto del tempo che trascorrono in ufficio ma dimenticano di calcolare le ore che passano chiusi in auto. Ma i turisti del ferragosto alle code hanno fatto l'abitudine: stanno in coda durante la salita della ferrata (ma è gente di mondo, attaccati al cordino colgono l'occasione per chiacchierare di fondi, azioni e obbligazioni), giunti al rifugio si mettono in coda per la grappa e quand'è ora di tornare, poiché sono stanchi, si mettono in fila per scendere a valle in funivia.
Da un paio d'anni a questa parte sembrava fosse arrivata la rivoluzione: i professionisti della coda tengono in auto il navigatore satellitare che dovrebbe insegnare qual è la strada giusta, quella più corta, quella più veloce e – udite, udite – qual è il percorso alternativo in caso di ingorgo oppure di incidente: so di gente con il camper gigante che si è trovata intrappolata nella strettoia tra due fienili di montagna credendo di aver trovato la scorciatoia giusta”.
Mi pare di vederlo, Luigi G., mentre riempie di benzina le auto dell'esodo con la moglie dietro il banco a macinare caffè. E mi pare di vederlo domani, quando la montagna sarà semi-deserta, il cielo sereno (perché anche il tempo ci prende gusto a sbeffeggiare le masse) intento a girare il cartello di metallo all'ingresso del suo piccolo distributore (lui ha ancora quei vecchi cartelli rumorosi e mezzi arrugginiti) finché si vedrà la scritta chiuso. “Perché – questa è la sua teoria – passo la domenica a servire i turisti ma il vero signore sono io quando il lunedì mattina, passata l'invasione dei vacanzieri, mi prendo il lusso di mettermi di riposo”.
1 commento:
Sono dell'idea che alla coda, quella vera, non ci sia rimedio. Meglio rassegnarsi, sperare che la giornata sia fresca (aprire i finestrini e respirare qualche buona boccata di polveri sottili) e che il serbatoio sia pieno (tra l'altro dicono che il caffé della signora G. non sia per niente buono...).
Se possibile partite di martedì e tornate di mercoledì (meglio se della settimana dopo, se no che ferie sono?!).
Posta un commento