20 luglio 2007

Presto, mi porti alla stazione!

Selva nel taxi ambulanza con le scarpe camperE' una vita che quel Selva mi perseguita, fin da piccolo quando alle scuole elementari la maestra faceva l'appello nominale - per cognome, perché erano altri tempi - e diceva: Selva? Presente. E i compagni in coro: Gustavo! (ah! ah! ah!). Poi sono cresciuto e ho deciso di fare il giornalista, così può capitare che mi presenti alla gente in questo modo: buongiorno, sono Selva, giornalista... Risposta: Gustavo? (ah! ah! ah!). Per un certo periodo ero diventato anch'io Gustavo, così per ridere, tra colleghi, prima di essere soprannominato Ezio (per motivi che non sto qui a spiegare, ma presto o tardi lo farò). Insomma son cresciuto all'ombra di Gustavo e con il tempo ho fatto l'abitudine al curioso di turno che mi chiedeva: siete parenti? (ah! ah! ah!).
Ma qui su internet ho trovato la mia rivincita perché Google - che sa misurare ciò che davvero conta (ah! ah! ah!) - riconosceva me, prima di Gustavo, come il Selva giornalista. Provare per credere, digitando le parole "Selva" e "giornalista". Tutto questo finché Gustavo non ha avuto la trovata di farsi dare un passaggio in ambulanza per raggiungere in tempo uno studio televisivo. Un vero genio, devo ammetterlo: mi ha superato in un sol balzo nella classifica del motore di ricerca, relegandomi nuovamente nell'oscurità. Però per quel gesto - mi dicevo - Gustavo pagherà, riceverà palate di fango in volto (ah! ah! ah!), dovrà dimettersi e tornare a casa a piedi. Insomma, povero illuso, ero convinto di essermi liberato di Gustavo finché l'altro giorno è successo l'incredibile: "Resto - ha detto il grande Selva - perché la gente me lo chiede e perché il Parlamento orfano del mio voto sarebbe un Parlamento più favorevole a Prodi", omettendo spudoratamente di spiegare che a sostituire Gustavo sarebbe stato, per legge, un altro che la pensa e vota come lui.
Insomma in quest'Italia di impuniti ho deciso che potevo osare anch'io, Andrea Selva. Nella canicola trentina mi sono sentito male, ho portato le mani al petto, ho fatto la faccia dolorante, mi sono allentato la cravatta (che non porto) e con un filo di voce ho detto: chiamate un'ambulanza. Poi sono salito a bordo, mi sono messo comodo sul lettino e con l'autorità tipica di noi Selva ho ordinato all'autista: presto, mi porti alla stazione che mi scappa il treno per Berlino. Un vecchio trucco da giornalista, sono stato geniale anch'io, confido che Google se ne accorgerà (ah! ah! ah!).

6 commenti:

Anonimo ha detto...

'Il politico è un deretano su cui
tutti si son seduti fuorché un uomo'

Edward Cummings


Baci qualunquisti ;-)

Anonimo ha detto...

Per il Selva che conta di meno e per i suoi colleghi di casta partecipate e diffondete:
http://www.beppegrillo.it/vaffanculoday/

P.s. x Ansel: so che il tuo blog non tocca certi argomenti, per cui scusami x l'intromissione, ma mi é scappata... ;-)

ansel ha detto...

Rossana: guarda, la considero un'intromissione così grave che ci metto pure un link così siamo più comodi....:-)) vaffanculoday

Anonimo ha detto...

Disidratato per mancanza di acqua con le bollicine un malore è il minimo che ti poteva capitare. Sono contento che ci sei ancora ...

Anonimo ha detto...

Ciao Ansel, sono tornata dalle ferie più stanca di prima, ma è normale, almeno per me.
Ma veramente hai fatto quello che hai scritto? Non posso crederci.

ansel ha detto...

gallo: sei tornato... temevi di non trovarmi? certo non scrivo tanto spesso ma è estate anche fuoridalpalazzo... ;-)

dupont: come puoi crederci? :-)