L'ultima di quelle telefonate è arrivata venerdì all'ora di pranzo: un numero anonimo e una voce sconosciuta che voleva vendermi dei mobili già pronti per me, anche su misura, in un mobilificio di Verona. Invece di riattaccare al volo, come avrei dovuto, ho risposto che - no grazie - non avevo intenzione di andare fino in Veneto per comprare una poltrona. Ma la donna, che per essere così veloce e convincente ha frequentato sicuramente un corso di cui teneva il manuale sotto mano, ha replicato che se non volevo prendere l'auto mi portavano giù in pullman, che se preferivo mi avrebbero inviato a casa un arredatore pronto a rivoltarmi l'appartamento (ovviamente senza impegno), che i miei mobili vecchi non erano un problema visto che loro ritirano anche l'usato e che infine se non avevo i soldi potevo pagare in comode rate senza anticipo. Ho provato a interromperla dicendo che i miei mobili mi piacciono e in fondo sono quasi nuovi ma sono rimasto con la frase a metà: "Come può dirlo finché non ha visto i nostri?". E alla mia obiezione - signorina forse stiamo perdendo tempo tutti e due - ha trovato la forza di replicare con quella voce inarrestabile: "La mia azienda non perde mai tempo con clienti come lei, dottor Selva". Allora le ho detto sei forte, fra tutte quelle che mi chiamano ogni due giorni sei sicuramente la migliore, lo so che il tuo è un lavoro duro, tutto il giorno al telefono, diamoci pure del tu e lei mi ha risposto speranzosa: "Grazie mille, dottore, allora lo fissiamo questo appuntamento?". Imbattibile.
Dicevo che per fortuna questa è l'ultima chiamata perché il giorno successivo il postino ha portato il nuovo elenco del telefono e accanto al mio nome non c'è né la piccola busta che autorizza le aziende a mandarmi la pubblicità a casa né la piccola cornetta telefonica che dà il via libera alle telefonate commerciali. Addio alle voci della Bottega dell'Arredamento di Verona, addio per sempre a quei mastini della Bofrost con i loro camioncini pieni di surgelati, a quelli dell'olio d'oliva pugliese e ai loro rivali liguri, a quelli dell'associazione mutilati che mi chiedono un'offerta e vengono anche a prendersela a domicilio, a quelli di Fastweb che vogliono convincermi a fare l'abbonamento con loro, addio anche alla telefonista di Tele2 che mi giura che le sue tariffe sono le più basse e infine addio alla voce di Telecom Italia che mi chiama sospettosa (signor Selva, confessi, l'ha per caso contattata qualcun altro e sta pensando di tradirci?) e mi avverte che con i tempi che corrono è meglio non lasciare la strada vecchia per la nuova. Care voci, addio, d'ora in avanti potrete chiamare solo quell'un per cento di trentini, come Micheletti o Fontanari, che accanto al nome hanno fatto mettere anche la cornetta telefonica. Lo so che ci proverete ancora, che non mi vorrete abbandonare, ma io sarò inflessibile e vi saluterò, non offendetevi.
Il nome no, quello l'ho lasciato, e anche la via e il numero civico: chi mi cerca sa dove trovarmi, basta guardare fra gli altri 192 mila trentini inseriti nell'elenco del telefono. Avere il nome nella lista in passato mi ha fatto comodo e mi sembra un atto di civiltà, di cui non mi sono mai pentito, quello di dire agli altri membri della società: sono io, eccomi qua. Chi di noi - negli anni della scuola - non ha cercato nell'elenco il numero e l'indirizzo della bionda in prima fila per poi farsi un giro da quelle parti - così per caso - e guardare le finestre del palazzo cercando di indovinare quella giusta? Chi non ha composto, almeno una volta, quel numero per poi mettere giù se la voce era di un altro? Il numero di telefono nell'elenco c'era, c'era sempre: se non era sotto il nome del padre bastava scoprire quello della madre e il gioco era fatto.
Ora ci è consentito dire addio a quelle voci fastidiose ma c'è chi prende al volo l'occasione e ne approfitta per cancellarsi dal librone. Magari si toglie del tutto, oppure solo a metà, come quei due Tomasi R. che hanno fatto un passo indietro levando il nome, come se non fosse già abbastanza difficile trovarli fra tutti quei Renati, Remi e Roberti.
Chissà perché tanta prudenza, nella vita una volta sola uno mi ha detto "ti aspetto sotto casa", ma alla fine non è venuto. Avevamo tredici anni: caro M., se ancora non ti è passata, sai dove cercarmi.
1 commento:
Grazie per i suggerimenti. Quelle voci continuano a rompere, e non ho la cornetta vicino al mio nome sul librone telecom
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