18 settembre 2005

L'uomo delle foglie

Ci sono giorni in cui ringrazio di non essere un cacciatore e di non avere, quindi, un fucile chiuso nell'armadio, perché so che sarebbe forte la tentazione di afferrarlo, caricarlo a palla, spalancare la finestra, prendere la mira e fare fuoco. Quei giorni cominciano sempre di buon mattino, quando dalla finestra aperta arriva un ronzio lontano e intermittente, peggio di mille mosche, che si insinua in casa senza tregua facendosi largo nel sonno dell'alba. Allora apro un occhio, guardo il cielo che comincia a farsi luminoso, poi l'orologio, sono le sei, e so che è arrivato lui: l'uomo delle foglie.
Mi coglie sempre di sorpresa, tanto che ogni volta mi domando ingenuo: ma cos'è questo rumore? Prima lontano, che per sentirlo quasi mi devo concentrare, poi più vicino tanto che penso "è già qui sotto" e invece è ancora sull'altro lato della piazza che sbuffa col suo soffione meccanico - un tubo in mano e il motore appeso sulla schiena - per scacciare le foglie secche dagli angoli nascosti, da sotto le auto in sosta e farne un mucchio al centro della strada.
Bzzz Bzzz Bzzz Se avessi quel fucile... ma sono un obiettore, rifiuto le armi e così mi giro nel letto senza difesa da quello sciame d'api che mi investe a più riprese. Poi per un attimo torna il silenzio, e quasi mi illudo, ottimista, che la bufera sia passata, ma ho imparato che non dura. L'uomo ha scoperto un giacimento di larghe foglie di ippocastano dietro la cabina telefonica, va e le cattura soddisfatto. Bzzz Bzzz Bzzz
Mi immagino i suoi colleghi di una volta, quelli con la ramazza e il carrettino che si aggiravano indulgenti per le strade fumando sigarette, senza preoccuparsi se qualche foglia restava a marcire sull'asfalto. Lui no, al mio torturatore non sfugge nemmeno un germoglio, un pezzettino di corteccia, un mozzicone di sigaretta: li individua e - bzzz - li spedisce lì nel mucchio. Poi arriva il suo collega, quello col grosso camion che spazza l'asfalto e aspira l'immondizia: rumore sordo del motore e fruscio di spazzole sul terreno, quindi parte l'aspiratore. Ormai so tutto e mi immagino la scena steso a letto, se la Trentino Servizi volesse assumermi potrei cominciare anche domani.
Passa il camion ma il calvario - Bzzz - continua e mi raggiunge raddoppiato dalla radiolina di mio figlio - Bzzz - che nella sua - Bzzz - cameretta dorme ignaro. Allora accade una cosa nuova e di cui un po' mi vergogno: prendo la macchina fotografica, che poi è il mio fucile, infilo i pantaloni e scendo in strada dove ci siamo solo io e lui, pronti al duello. Mi siedo su una panchina e punto l'obiettivo tra le nuvole di polvere. Guerriglia fredda, scena di violenza urbana. Lui, volto coperto, vede la luce dell'autofocus che si accende, alza il canone al cielo come per arrendersi ma continua a soffiar foglie.
No amico, non ce l'ho con te ma col motore che porti sulle spalle, con quei rumori che ormai conosco a memoria eppure ogni volta mi sorprendono nel sonno. Il più temibile è l'uomo del vetro: arriva silenzioso e prepara l'attacco indisturbato. Aggancia la campana blu e la solleva sopra il suo camion mentre noi dormiamo inconsapevoli poi d'un tratto preme un bottone, sgancia il carico di frantumi nel cassone e - crash - fugge via lasciando noi cittadini sotto shock. Oppure ci sono quelli dei cinquantini smarmittati che arrivano veloci (scoppiettìo di motore in rilascio), affrontano la curva dopo la staccata (quiete prima della tempesta) e poi fuggono spalancando l'acceleratore (colonna sonora da rettilineo di Misano). C'è infine la serranda della trattoria, quella di ferraccio arrugginito che si abbassa ben dopo mezzanotte nel silenzio rotto talvolta dai lamenti degli ubriachi: la attendo fiducioso - vraaaaan - e so che è ora di andare a letto. In centro c'è chi non sopporta le campane del Duomo, puntuali ogni domenica mattina; c'è chi odia i pub coi tavoli all'aperto o i vicini che fanno i contadini con il tosaerba prima di andare in ufficio. A ognuno il suo, a me è toccato l'uomo delle foglie.
Caro uomo delle foglie, sono io quello che l'altra mattina ti ha puntato contro la macchina fotografica alle sei del mattino e ora - se non te l'eri immaginato - sai il perché.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

L'uomo delle foglie lo conosco anch'io, capita sempre nel mezzo del dormiveglia mattutino. Dobbiamo identificarlo, scoprire chi è.

Anonimo ha detto...

No! quello, nella foresta di Trento è una specie di animale che girovaga per i sentieri, una sorta di formichiere, aspira e risputa le foglie.

Anonimo ha detto...

spara pure (ma non fargli troppo male, pallini a sale!!) poi vieni da me che straccio la denuncia e ti consegno una medaglia
marzy

Anonimo ha detto...

Come ti capisco !
Io ho il figlio dei nostri vicini, un 30enne single disadattato e perennemente rabbioso, che ogni tardo pomeriggio, poco prima dell'ora di cena, con quel demoniaco aggeggio spazza le 4 foglie che sono cadute durante la giornata nel suo cortiletto.
Io nel frattempo prego che che mamma e papa' il prossimo Natale regalino al bambino un giochino meno rumoroso.

Anonimo ha detto...

Credo che sia un problema di isolamento acustico delle vostre finestre.
Cambiate le finestre e fatevi dare i contributi dalla Stato per l'isolamento termico (e indirettamente acustico).

Poi quando avete finito di isolare andate dallo psicologo perche' non e' normale andare a fotografare la gente che lavora.